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Intervista esclusiva ad Antonio Spadaro




Dopo la laurea in Filosofia entra nel noviziato della Compagnia di Gesù di Genova. Nel 1998 consegue la Licenza in Teologia Fondamentale. Da quell’anno è presidente di BombaCarta. È del 1999 il Diploma in Comunicazioni Sociali e del 2000 il Dottorato in Teologia. Nel maggio 2001 ottiene l’Incarico di Professore presso il Centro Interdisciplinare di Comunicazione Sociale della Pontificia Università Gregoriana di Roma. Ha completato la formazione nella Compagnia di Gesù negli Stati Uniti presso il Milford Spiritual Center, Milford (OH). È direttore della rivista La Civiltà Cattolica. Ha ottenuto il Premio WeCa 2012 dall'Associazione webcattolici.


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- Le nuove tecnologie sono oggi uno strumento fondamentale di comunicazione: lo sono anche in campo religioso?

- Innanzitutto la rete non è un mezzo di evangelizzazione, cioè non è considerabile semplicemente come un mezzo, è piuttosto un ambiente in cui molte persone oggi si ritrovano a vivere la loro capacità di conoscenza della realtà e del mondo, anche di costruire rapporti, di tenerli vivi, di tenere i contatti: è molto di più di uno strumento. La logica che muove questo ambiente è una logica non di pura trasmissione, ma piuttosto di condivisione. Chiaramente quando viene immesso un contenuto questo contenuto non viene solo trasmesso ma aperto a una rete di condivisioni. Quando invio un post su facebook o un tweet, altri possono condividerlo e rilanciarlo all’interno delle loro relazioni. Certamente l’ambiente digitale permette una condivisione maggiore anche del messaggio evangelico. Questo non  significa che bisogna abbandonare l‘ambiente fisico. Bisogna lavorare  per una piena integrazione dei due ambienti che sono entrambi reali.

- Gli e-book permettono di lavorare su di un testo, ma in Italia la loro diffusione è ancora molto limitata: ne vede degli sviluppi significativi?

 E'  limitata in termini di numero assoluto, ma il trend di crescita è elevato. E certamente è un trend significativo anche in Italia. Direi che non vedo l’opposizione, il libro di per sé è un grande top tecnologico: non ha bisogno di nulla per essere utilizzato. D’altra parte la lettura in digitale permette una serie di operazioni impensabili con il libro cartaceo: la ricerca ma anche la condivisione. Nel momento in cui leggo un libro in digitale, posso sottolineare alcune cose e queste sottolineature con alcune piattaforme diventano sociali, per cui posso vedere quello che altri hanno sottolineato. Non solo: posso anche condividere con altri alcuni passaggi del libro. In realtà cambia l’esperienza di lettura. Si arricchisce l’esperienza di lettura che noi abbiamo a disposizione.

- L’uscita della Bibbia in e-book è per la San Paolo un vero evento. Questa versione in e-book che nuove possibilità fornisce?

- La pubblicazione della Bibbia in formato digitale, nelle differenti versioni, sostanzialmente aiutano ad avere il testo a disposizione nello smartphone o nel proprio tablet, quindi ad averlo facilmente a disposizione in qualunque momento della giornata e poi permette di annotare il testo e di condividere il testo stesso, quindi sostanzialmente permette al testo biblico di essere fruito in una maniera originale, diversa rispetto al testo cartaceo che comunque mantiene tutta la sua importanza  e specificità, e lo apre a forme di lettura differenti. Soprattutto lo apre alla condivisione.


- Nelle scuole il testo biblico è poco letto: secondo lei potrebbe essere utilizzata l’ora di religione per proporre ai ragazzi la lettura della bibbia? La versione digitale potrebbe facilitare questa fruizione da parte dei ragazzi?

La conoscenza della Bibbia in Italia è molto limitata, anche se è uno dei testi chiave della cultura occidentale.  Questa lacuna deve essere colmata non solo dall’ora di religione, ma dalle discipline umanistiche più in generale. Un testo in formato digitale è più accessibile soprattutto a nativi digitali che hanno una certa dimestichezza con le nuove tecnologie. La presenza della Bibbia in digitale potrebbe aiutare a una diffusione maggiore e a una conoscenza maggiore del testo biblico.


- Internet offre un sovraccarico di informazione, non sempre filtrata. Il rischio di affidarci a fonti scorrette come può essere evitato? 

-  Sono due problemi diversi, l’informazione errata e l’informazione abbondante. Il problema non è nell’abbondanza dell’informazione che in realtà è un vantaggio, non uno svantaggio. Chiaramente il problema si pone immediatamente dalla parte del lettore. Se una volta il giornalismo e in generale la cultura si muoveva all’interno di un contesto in cui le informazioni erano scarse per cui bisognava trovare le informazioni adesso ci si muove in un mondo in cui le informazioni sono abbondanti, per cui cambia la funzione di colui che mette a disposizione l’informazione, ma soprattutto cambia la funzione del lettore. Per cui il lettore va educato: è un compito pedagogico di cui la società deve farsi carico; è un compito di discernimento per cui chi legge deve essere in grado di comprendere se l’informazione che gli viene fornita è affidabile o no.

 

- La scuola stessa dovrebbe avere questa funzione?

- Certamente è uno dei compiti educativi e formativi che fa parte dei compiti scolastici ma non solo. Il rischio della nostra società soprattutto in Italia è quello di delegare tutto alla scuola e di immaginare che questa formazione sia già presente in chi insegna e questo non è da darsi per scontato. È un compito innanzitutto di autoeducazione che si fa grazie all’esperienza e discutendo sull’esperienza che si fa. Certamente tutte le istituzioni educative non solo quella scolastica, ma anche quella hanno questo compito impegnativo di orientare le persone a filtrare l’informazione che oggi è così abbondante. 

 


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I social network sono utilizzati anche dalle più alte personalità religiose e politiche: come interpreta questo utilizzo?

L’abitudine alla comunicazione in rete fa sì che sia possibile ottenere l’informazione che si cerca direttamente dalla fonte principale, ed è possibile interagire anche con chi dà questa informazione: tramite riposte o inviando domande, così come avviene per il Papa o per altre figure istituzionali. La dinamica interessante è che sta cambiando anche il modo di realizzare la democrazia. Indubbiamente la partecipazione politica oggi avviene anche attraverso questi canali. È difficile e forse impossibile trovare un partito o una istituzione significativa che non sia anche in rete, che non abbia un luogo di comunicazione in rete. Normalmente questi luoghi non sono statici ma sono aperti alla condivisione e al commento. E questo crea una forma di cultura diversa, porta a un modo di vivere diverso, ad esempio di vivere la vita politica, Certamente sarà un tema di grande riflessione, al  di là che si dica che è un bene, è un male. È certamente una grande sfida che tutti, comprese le grandi istituzioni, sono chiamate ad affrontare.


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