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Intervista esclusiva a Susanna Tamaro




Susanna Tamaro è nata a Trieste e ha studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia, diplomandosi in regia. Per dieci anni ha lavorato per la televisione, realizzando documentari scientifici.  Nel 2000 la scrittrice ha istituito la Fondazione Tamaro, ente che si alimenta con i diritti dei suoi libri e con eventuali donazioni, contribuendo allo sviluppo di progetti a favore delle categorie più deboli nel mondo intero.  Conosciuto il suo impegno e l'interesse per le tematiche ecologico-ambientali, è stata scelta come testimonial del Corpo Forestale dello Stato, della LIPU - BirdLife Italia, del progetto Treebank per la Riforestazione Urbana Comune di Milano, di WWF Italia e, dal 2009, di Legambiente.




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Come definirebbe questo suo ultimo libro: un'autobiografia, un romanzo di

formazione? 

È un'autobiografia: è la mia storia, così come è stata, con tutti i personaggi con i loro veri nomi, non c’è nessun tipo di finzione.

Ma è naturalmente anche un romanzo di formazione nel senso che è il racconto di come io ho scoperto il talento artistico. E non è facile soprattutto nell'infanzia capire il proprio talento, quello artistico in particolare. 


Quanto questi elementi autobiografici nascono da una sua scelta di relazionarsi in modo più profondo con i lettori?


Questo modo di raccontare è nato in modo naturale. Mi avevano chiesto di  fare un saggio sulla letteratura a Trieste, ma io non sono una saggista e mi è venuto spontaneo raccontare il mio rapporto con la letteratura. Questo libro è sgorgato così e il fatto che sia in presa diretta mi ha messo molto più in relazione con i lettori di una narrazione inventata.


I lettori hanno dimostrato molto affetto nei suoi confronti perché il libro è già in testa alle classifiche di vendita 

Sì infatti e con una grande energia: la risposta dei lettori è stata  spontanea e immediata.

L'infanzia e le sue difficoltà quanto incidono nella vita adulta di una 

 

persona?

  

Incidono in maniera straordinaria. Credo che l’infanzia con una famiglia perturbata alle spalle sia veramente determinante nello sviluppo di una persona, sulla sua affettività, penso che possa soprattutto lasciare un’enorme fragilità. Sono contro il determinismo e non penso che se uno ha avuto un’infanzia terribile debba per forza finire malissimo. Un inizio di vita difficile, questo libro è anche una sfida, può essere anche un dono perché tutte le difficoltà possono spingere a diventare molto più attenti, all'affettività, ai rapporti umani rispetto a una persona che è sempre stata amata.

La letteratura è, o può essere, un'ancora di salvezza. Oggi nel mondo dell'immagine quale posto ha la parola scritta?

Credo che assisteremo a una rivalsa della parola scritta. Siamo saturi di troppo e di tutto, di chiacchiere, di immagini... Il libro è l’unico mezzo di intrattenimento (ma non è certo solo intrattenimento) che ci permette una fruizione personale, non manipolata dai media. Quando leggo un libro, immagino i personaggi, i luoghi, le situazioni. Sono in un certo senso co-creatore del libro. Avendo pubblicato molto ed essendo entrata in relazione con molti lettori, mi sono resa conto che ogni libro è diverso a seconda di chi lo legge. Ogni persona mette del suo nel leggere e quindi è un’attività creativa e esce dall'omologazione che ci viene imposta

Le nuove tecnologie possono aiutare la parola scritta? Il libro digitale può essere uno strumento utile per dare impulso alla lettura?

 

Forse sì perché porterà la generazione cosiddetta digitale che con la carta non ha confidenza, anzi ha una sorta di papirofobia, per citare il mio libro, a usufruire del libro in formato elettronico. Io stessa lo uso quando devo viaggiare, per ragioni di praticità, anche se preferisco la lettura del libro cartaceo che si può toccare, sottolineare, impossessarsene insomma. In questi anni ho firmato tante copie di libri, migliaia di copie di Va dove ti porta il cuore, e i lettori mi porgevano dei libri vissuti, con macchie di sugo o di caffè che raccontavano la storia di quella lettura: tutto questo non può esserci nel libro elettronico, ma avvicinerà i più giovani alla lettura. E penso che questo sia importante: l’uomo senza letteratura è molto più povero.

 

L'annuncio inaspettato delle dimissioni del Papa quale emozione le ha suscitato? 



Ieri a Roma ero al mercato e un individuo un po’ disturbato cantava “Il Papa si è dimesso”, naturalmente pensavo fosse una dimostrazione della sua follia. Poi, tornata a casa, mi hanno detto che veramente il Papa si era dimesso: non riuscivo a crederci. Avevo ascoltato Radio Vaticana fino a dieci minuti prima e non aveva detto niente… La situazione è profonda e angosciosa: non era mai successo nella Storia, è un evento che lascia sconcertati, ma, detto questo, provo una grande ammirazione per Benedetto XVI. Ho sempre sofferto con lui perché non è una persona capace di apparire e di esserne felice. È sempre stata una grande croce per lui. Ho pensato: questa sera finalmente dormirà sereno perché potrà tornare ai suoi libri, alla sua vita interiore senza questo consumo di energie che non è più in grado per l’età di sostenere. Ho pensato alla sua serenità e mi sono rasserenata anch'io.

Ha dimostrato un grandissimo coraggio, molto ammirevole, d’altra parte è in linea con tutta la sua persona. Per lui il pontificato è stata una grande croce da portare. Penso di avere un carattere molto simile e mi sono spesso identificata in questa sua difficoltà.


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