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Pronuncia oggettivamente complessa e onere di impugnazione

Ebook di   Paola Chiara Ruggieri

Pronuncia oggettivamente complessa e onere di impugnazione Ebook di  Paola Chiara Ruggieri
€ 27, 99
  • Editore: Giappichelli
  • Pagine:256
  • Tipo protezione:Adobe DRM
  • Condivisione:Permesso limitato.
  • ISBN: 9788892187047
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PDF € 27, 99 Disponibilità immediata

Le "pronunce oggettivamente complesse" sono caratterizzate al loro interno dalla compresenza di plurime decisioni. Una pluralità talora non necessaria: si pensi, tra le ipotesi più rilevanti, alla pronuncia con cui il Giudice, pur avendo deciso la domanda principale in senso assorbente rispetto a quella proposta in via condizionale, tuttavia non si astenga dall'esaminare anche le domanda assorbita, o ai casi di accertamento alternativo, ma soprattutto al c.d. "doppio rigetto", cioè alla sentenza con cui il Giudice dichiara la domanda o l'impugnazione al contempo inammissibile ed infondata. Lo studio è condotto con il preciso intento di definire, per ciascuna ipotesi considerata, quali siano gli effetti prodotti da una sentenza siffatta, ovverosia quali parti della medesima generino soccombenza ed entro quali limiti sorga l'onere di impugnazione. L'interesse maggiore è suscitato proprio dal tema, menzionato da ultimo, del c.d. "doppio rigetto": mentre la giurisprudenza di legittimità è orientata nel senso di negare qualsiasi efficacia al rigetto nel merito successivo alla declinatoria in rito, con la quale si sarebbe "consumata" la potestà decisoria del Giudice, in dottrina si distinguono differenti posizioni. L'Autrice, da parte sua, sostiene che nel nostro ordinamento non operi un principio di consumazione della potestas decidendi nei termini indicati dalla giurisprudenza di legittimità, e propone, per un verso, una diversa soluzione, per la quale la sentenza contenente un "doppio rigetto" sarebbe interamente impugnabile; per altro verso, un'ipotesi ricostruttiva (in un'ottica de jure condendo, stante l'attuale ostacolo rappresentato dal sistema remediale di cui agli artt. 161, 1° comma e 360, n. 4, c.p.c.), per la quale l'irrilevanza del rigetto nel merito successivo alla declinatoria in rito potrebbe trovare un'idonea giustificazione teorica nell'ambito della c.d. teoria del doppio oggetto del processo.

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