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17/01/2018

Sant’Ilario di Kiev

Si chiamava Ilario, prete della diocesi di Kiev, in Ucraina, capitale del grande principato russo a cui aveva dato il nome. Ilario era una sorta di cappellano dei principi, e aveva l’abitudine di abbandonare ogni tanto il palazzo, raggiungendo la valle del fiume Dnjepr, dove aveva scavato una grotta, per pregare senza disturbatori. Poi lasciò la grotta, essendo stato nominato metropolita della capitale. Ma alla grotta arrivò poi un monaco proveniente dalla comunità del Monte Athos: Antonio. Il “grande Antonio”, come sarebbe stato poi chiamato. Anch’egli scavò una grotta. Arrivarono altri solitari, e via via aprirono numerose altre grotte, più una chiesa anch’essa ricavata dalla montagna. E così nacque il monastero delle Grotte, diverso dagli altri non solo per la struttura, ma perché frutto di lunghissima fatica di gente che nessuno aiutava. Nella Cronaca di Nestore, uno dei primi libri che ne parlano, si dice che altri monasteri sono stati fondati con le offerte di principi e signori, “ma essi hanno poco in comune con quelli fondati con lacrime e digiuni”. Come appunto quello della valle del Dnjepr. Nelle grotte si pregava, si lavorava e si studiava, e non pochi monaci vennero via via “chiamati fuori”, per fare i vescovi. Altri vi entravano, provenienti da tante parti, dando vita a un centro di preghiera e di studio che, per alcuni secoli, ebbe profonda influenza sulla vita della Chiesa russa.