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25/11/2017

Santa Caterina d’Alessandria

Secondo la tradizione Caterina, giovane cristiana nobile, bella e colta, fu martirizzata nel 305 ad Alessandria d’Egitto, centro di antiche culture e capitale della tradizione sapienziale cristiana. I testi, tardivi, con il racconto della vita e del martirio sono  una Passio greca del VI-VII secolo scritta probabilmente con scopi edificanti da un chierico di Alessandria o da un monaco del Sinai, e una Conversio forse del secolo VIII. Il suo martirio si colloca all’epoca di Massenzio, o Massimino, che perseguitarono duramente i cristiani. In occasione di una grande celebrazione sacrificale agli dei voluta dall’imperatore, Caterina, rifiutandosi di aderire, avrebbe così apostrofato il sovrano: “Perché vuoi perdere questa folla con il culto degli dei? Impara a conoscere Dio, creatore del mondo e suo Figlio Gesù Cristo che con la croce ha liberato l’umanità dall’inferno”. L’imperatore, colpito da tanta fermezza e determinazione, la convocò per farla convincere dai ragionamenti dei suoi retori e filosofi, che però furono confutati dalla sapienza della giovane cristiana; i sapienti si convertirono e per questo furono arsi vivi. Il sovrano tentò di sedurla con l’offerta di matrimoni illustri e di ricchezze, ma ricevette solo rifiuti; la fece perciò imprigionare; in carcere era nutrita da una colomba e Cristo stesso l’avrebbe visitata. Fu visitata anche dall’imperatrice e dal capo della corte che, colpiti dalle parole di Caterina, si convertirono con 200 soldati. L’imperatore la fece quindi sottoporre al supplizio delle ruote puntute: ma l’intervento di un angelo la salvò, mentre le ruote spezzatesi colpirono molti soldati. L’imperatrice stessa, dichiaratasi cristiana, venne sottoposta a tortura e decapitata. Anche per Caterina fu decretata la morte per decapitazione: mentre il suo capo veniva reciso, dal collo sgorgò latte e subito gli angeli trasportarono il suo corpo sul Monte Sinai, dove venne inumata. Dalla Conversio abbiamo altre notizie circa le origini regali e il “matrimonio mistico” di Caterina con Gesù Bambino, presentatole dalle braccia stesse della Vergine, di cui la santa ebbe visione nella prima notte dopo il battesimo: fatto e circostanze che richiamano, attraverso le categorie simboliche di specifici generi letterari, messaggi di autentici valori cristiani. Questo episodio, per     la sua suggestione, fu molte volte illustrato nell’iconografia della santa. Sono evidenti in questi testi molti luoghi comuni propri dell’agiografia, tuttavia la figura di Caterina è percepibile oltre la veste letteraria e ci riporta un’immagine di donna che si correla con un personaggio esistito, di cui si sono persi i dati storici reali dentro il racconto leggendario.

La vita di Caterina è ricca di messaggi simbolici: si narra, ad esempio, che gli angeli trasportarono il suo corpo sul Monte Sinai ove, in seguito, sorse un famoso monastero, ancora esistente, meta di pellegrinaggi, noto come luogo di grandi taumaturgie operate attraverso il latte e l’olio sgorgati dal sepolcro della santa. Caterina è presentata nei testi agiografici, ricchi di particolari, e nella tradizione  cultuale come la personificazione della vittoria del Cristianesimo sui culti e sulla cultura dei pagani. Di grande importanza è la molteplice testimonianza di Caterina: vergine, martire, donna sapiente e di alto rango, aspetti e valori che caratterizzano momenti ben precisi dell’espansione e affermazione del Cristianesimo. Il culto di santa Caterina parrebbe sia stato portato in Occidente da monaci orientali e fu sicuramente molto diffuso dopo le crociate. La devozione, che ebbe grande espansione, confermata nel tempo da una ricca iconografia, presente in molte espressioni della religiosità popolare, ha tra le più antiche testimonianze un dipinto dell’VIII secolo in una cappella della basilica di San Lorenzo all’Agro Romano, dove la martire è ritratta presso il trono della Madonna. Un’altra testimo-nianza coeva si trova nelle catacombe di San Gennaro a Napoli. Liturgicamente Caterina è celebrata nel Menologio di Basilio II (976-1025); nel X secolo si hanno testimonianze a Montecassino; infine i libri liturgici danno forte testimonianza del culto in tutta Europa soprattutto a partire dal secolo XII. In Francia il principale luogo di culto era il monastero benedettino di La-Trinité-au-Mont, dove, nella prima metà del secolo XI, furono portate le reliquie della santa, molto venerate per le guarigioni che vi avvenivano. Moltissimi gli edifici di culto a lei dedicati in Italia, e forte è anche in tutta Europa la presenza di toponimi che la ricordano. Molti furono i patronati riconosciuti a Caterina: importante quello su teologi e filosofi; pertanto fu molto venerata negli ambienti colti, rivestendo un rilevante ruolo nella tradizione cristiana, nella vita degli Ordini religiosi, primi fra tutti i benedettini, nella storia delle università e degli studi. La Sorbona la elesse patrona, e in una chiesa a lei intitolata la veneravano gli studenti dell’università parigina. Gli Ordini mendicanti, caratterizzati da una spiccata attenzione alla scienza e alla cultura nelle varie discipline, la scelsero come patrona degli studi e dei centri culturali diffondendone il culto in tutta Europa. In questa particolare devozione si distinsero gli agostiniani, di cui esistono molte opere che ne documentano la devozione profonda. Il 25 novembre era considerato, nelle case di studio religiose, il giorno solenne della festa degli Studi, in cui la santa era celebrata anche con “accademie” (sul modello della più antica theologica disputatio che si teneva in tale ricorrenza) nelle quali professori e studenti, alla presenza di un pubblico qualificato, davano saggio del loro sapere nei vari ambiti della cultura. La storia, unita alle caratteristiche personali e cultuali della santa, fu molto presente nella cultura popolare, rendendola protagonista di narrazioni, di sacre rappresentazioni, di canti popolari, che ne diffusero la conoscenza e la fama. La sua festa assunse in molte regioni d’Europa caratteristica di celebrazione per la gioventù, con riti e manifestazioni proprie; Caterina fu patrona delle ragazze nubili, dei naviganti e di alcune categorie di artigiani, come i costruttori di ruote e le sartine, che in alcuni luoghi del Nord Italia sono dette “caterinette”. I suggestivi spunti contenuti nei testi agiografici furono recepiti e variamente illustrati da una vastissima iconografia dedicata alla giovane d’Alessandria, sempre caratterizzata da attributi iconografici: la corona, il libro della donna sapiente, la ruota e la palma del martirio.
(di Fiorella Mattioli Carcano)