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01/02/2018

San Severo di Ravenna

A Ravenna lo hanno fatto direttamente vescovo, da laico che era, lanaiolo di mestiere. E anche sposato, ma forse in quel momento già vedovo, con una figlia di nome Innocenza, che morirà prima di lui. Egli diventa così il dodicesimo vescovo di Ravenna per volontà popolare, e all’epoca questo non è un fatto isolato: basta pensare a sant’Ambrogio, che sarà designato a quel compito prima ancora di ricevere il battesimo, nell’anno 374. Nei racconti biografici di alcuni secoli dopo si legge che Severo era andato quel giorno in chiesa come tanti altri, per vedere chi avrebbero fatto vescovo: e che fu invece una colomba a indicare proprio lui come il più degno fra tutti, posandosi ripetutamente sul suo capo. Un elemento leggendario che si ritrova sotto varie forme anche in biografie di altri personaggi, per attribuire la scelta a una ispirazione soprannaturale. L’elezione di Severo è avvenuta nel secondo decennio del IV secolo, ossia nei primi anni di libertà per la Chiesa nell’Impero romano. E lui ha guidato poi a lungo i cristiani ravennati. Risulta infatti presente al concilio di Sardica (oggi Sofia, in Bulgaria) dell’anno 343. Ed è tra i firmatari di una lettera collettiva a Giulio I, che è stato papa dal 337 al 352. Come data della morte si indica il 10 febbraio di un anno successivo al 343. E la venerazione per lui, più che dai racconti molto posteriori, è documentata dagli avvenimenti. Per due volte, già nel IV secolo, si fa la traslazione dei suoi resti, che è già un rito pubblico e solenne di venerazione. Nel VI secolo, poi, viene costruita a Ravenna una basilica dedicata a lui, destinata a durare nove secoli, con accanto un monastero benedettino. Uno dei biografi di Severo, Liutolfo (IX secolo) riferisce che nell’842 il monaco tedesco Felice portò via da Ravenna i resti di Severo, di sua moglie Vincenza e della figlia Innocenza, consegnandoli all’arcivescovo Otgaro di Magonza, che li destinò alla città di Erfurt in Turingia, dalla quale il culto per il vescovo ravennate si diffuse largamente in Germania. A Erfurt, sul Domberg (Colle del Duomo) c’è tuttora la chiesa a lui dedicata, Severi-Kirche, e vi si conserva il sarcofago realizzato per custodire quei resti da uno scultore noto come Severi-Meister (il Maestro di Severo). Ravenna conserva un documento stupendo del culto per questo suo vescovo. Nell’abside della basilica di Sant’Apollinare in Classe, costruita nel VI secolo, quattro mosaici dell’epoca raffigurano altrettanti vescovi ravennati: Orso, Severo, Ecclesio e Ursicino. Severo, insieme a Orso, è indicato già allora col titolo di santo.