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21/11/2017

San Gelso I papa

Pontificò dal 1° marzo 492 al 21 novembre 496. Mentre in Italia si mutava la dominazione straniera (perché Teodorico inaugurava con la strage di Odoacre e della sua famiglia il suo regno trentennale), saliva al seggio papale – succedendo a san Felice III – Gelasio, oriundo dall’Africa romana, ma soprattutto romano di animo (“sicut romanus natus”, scriveva egli stesso di sé). Scrisse un vigoroso trattato contro l’antico culto pagano di Romolo e Remo allattati dalla lupa, che ancora a Roma veniva praticato, con la celebrazione annuale dei Lupercali e condannò quelle pratiche immorali. Più tardi poi dall’Oriente s’introdusse in Roma la festa del Signore, chiamata Occursus Domini, divenuta poi festa della Purificazione della Vergine (2 febbraio) che sostituì l’idea della purificazione cristiana a quella della februatio o purificazione pagana; in tale festa una litania processionale si aggirava a tarda sera fra i ruderi del Foro, al canto dei salmi, alla luce dei ceri (Candelora). Gelasio si mostrò fermo di fronte agli imperatori e ai patriarchi orientali nella questione dello scisma di Acacio e contro l’Enotico. In una lettera all’imperatore Anastasio I, Gelasio pone chiaramente la distinzione dei due poteri di origine divina: l’autorità dei pontefici e quella dei re, autonome ciascuna, nel proprio campo; la supremazia assoluta spetta a colui che Cristo ha preposto a tutto e tutti, e che la santa Chiesa ha sempre riconosciuto come capo. Instancabile sentinella della fede, Gelasio fiaccò gli ultimi residui del paganesimo, estinse gli ultimi guizzi del manicheismo a Roma e del pelagianesimo tornato ad affiorare qua e là, nel Piceno e in Dalmazia. Mantenne buoni rapporti con Teodorico e con gli imperatori d’Oriente, dando però prova della sua sicura coscienza circa il primato romano. Abbiamo di lui sei trattati teologici contro il monofisismo e il pelagianesimo, nonché molte lettere. I suoi formulari liturgici diedero origine al Sacramentario gelasiano; taluni suoi principi in materia ecclesiastica divennero importanti nel diritto canonico e furono inseriti nella costituzione dogmatica dell’ultimo concilio Vaticano. Dopo la sua morte venne sepolto in San Pietro, e il suo successore fu Anastasio II.