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RICORRENZA DEL GIORNO

30/08/2012

L'uragano

Otto anni fa era stato Katrina. L'anno scorso, proprio in questi giorni, era stata la volta dell'uragano Isaac, lo ricordate?. Sembrava un déjà vu, una drammatica ripetizione. 

Erano tornati i nuvoloni scuri e gravidi di piogge, erano tornate le onde alte metri, erano tornati i venti superiori ai 130 chilometri orari. Gli abitanti dell’area si erano barricati in casa. La protezione civile aveva approntato le difese: Katrina aveva prodotto circa ottanta miliardi di dollari di danni, aveva devastato l’economia e l’ambiente dell’area, e, soprattutto, ucciso centinaia di persone (1.836 il numero ufficiale). Non sarebbe potuto succedere un’altra volta. Bisognava affrontare, preparare e, per quanto possibile, prevenire questi distastri. E, per fortuna, ci si era riusciti. 
Certo, terremoti, alluvioni, siccità, tornado e terremoti appartengono a qualcosa che sfugge al nostro controllo. Ma non bisogna dimenticare che il degrado della natura è strettamente connesso  alla cultura che modella la convivenza umana: “La questione ecologica”, disse l'allora pontefice Benedetto XVI, “non va affrontata solo per le agghiaccianti prospettive che il degrado ambientale profila all’orizzonte; a motivarla deve essere soprattutto la ricerca di un’autentica solidarietà a dimensione mondiale, ispirata dai valori della carità, della giustizia e del bene comune. D’altronde (...) la tecnica non è mai solo tecnica. Essa manifesta l’uomo e le sue aspirazioni allo sviluppo; esprime la tensione dell’animo umano al graduale superamento di certi condizionamenti materiali. La tecnica, pertanto, si inserisce nel mandato di «coltivare e custodire la terra» (cfr Gen 2,15), che Dio ha affidato all’uomo, e va orientata a rafforzare quell’alleanza tra essere umano e ambiente che deve essere specchio dell’amore creatore di Dio".