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RICORRENZA DEL GIORNO

08/04/2013

La pena di morte vale per tutti

Ci sono primati belli, gloriosi. Di quelli che ti fanno entrare nella Storia dalla porta principale. Che è bello celebrare. Che illuminano il nostro cammino. Che sono simbolo di speranza. Ce ne sono altri che, invece, occupano un posto triste. Crudele. Che rappresentano una ferita aperta nell’umanità. E non smettono di sanguinare. Di cui sarebbe bello tacere. Di cui, però, bisogna parlare. Perché solo in questo modo, forse, non si ripeteranno.  L’8 aprile 1899 Martha Place, accusata dell’omicidio della figliastra, è la prima donna nordamericana a essere giustiziata sulla sedia elettrica.
Dice Cesare Beccaria, figura di spicco dell’Illuminismo italiano e autore del celebre Dei delitti e delle pene (1763): "Parmi un assurdo che le leggi, che sono l’espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l’omicidio, ne commettono uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall’assassinio, ordinino un pubblico assassinio".
Dice Giovanni Paolo II in visita pastorale negli Stati Uniti (1999): “La dignità della vita umana non deve essere mai negata, nemmeno a chi ha fatto del grande male. La società moderna possiede gli strumenti per proteggersi, senza negare ai criminali la possibilità di ravvedersi. Rinnovo quindi l’appello… per abolire la pena di morte, che è crudele e inutile”.