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«È proprio adesso che non sono più niente che sono un uomo?», afferma Edipo a Colono. Al culmine dell'esperienza del tragico - dove non si è niente di più che un rebut de la société - sovviene alla lingua la parola "uomo", ma scoperta in un nuovo significato. Nel momento della perdita radicale di ogni "sé stesso" - di ogni padronanza, di ogni bene, di ogni status sociale -, senza più un sembiante a cui identificarsi, quando il velo dell'ignoranza è caduto, che senso assume la parola "uomo" a cui gli antichi aggiungevano sempre l'aggettivo "mortale"? Quello di un sinonimo della parola "tragico". La psicanalisi non garantisce la cognizione del tragico - questa scoperta dell'uomo intorno alla sua "umanità" -, ma crea per ciascuno le condizioni della sua possibilità. Ecco perché è assolutamente riduttivo pensarla come una "cura" che dovrebbe concludersi con il ripristino dello stato di salute precedente la "malattia"; in altri termini, con il ripristino dell'ignoranza di sé e del mondo precedente alla formazione di un sintomo che getta nello sconforto, nel dolore, nell'esilio, nel mistero, e che introduce, almeno per un momento, la scelta fra interrogare il sintomo o curarlo: tra il desiderio di sapere e la volontà di ignoranza, tra l'incominciare ad accorgersi dell'intollerabile "reale", al centro di ogni questione che richiama il tragico, e l'adesione incondizionata ai protocolli e alle convenzioni della realtà. I Quaderni di Polimnia, di cui presentiamo qui il primo numero, che stabilisce l'orizzonte di questioni (e che è offerto gratuitamente come tutti quelli che seguiranno), intendono riaprire un dibattito a più voci e a più lingue (i Quaderni saranno tradotti in inglese, francese tedesco, spagnolo) per rilanciare il gesto sovversivo della psicanalisi, considerata non come una professione medica - una psicoterapia di Stato - che si prefigge di normalizzare o, in alternativa, di reprimere o isolare, ma come un'esperienza eccezionale che ciascun analizzante rinnova nella "scoperta dell'uomo" che è. Quando non è più niente! Chi condividesse, anche criticamente, almeno alcune delle questioni poste da questo primo numero dei Quaderni, può inviare un suo scritto a: info@polimniadigitaleditions.com che verrà pubblicato e tradotto in un prossimo numero dei Quaderni [massimo trenta cartelle in formato A4 con interlinea 1,15].
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