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Friuli, anni settanta. Inizia da qui la storia di un bambino che si chiama Vito. Tra fossi e libri di scuola, morra friulana e Refosco, Vito è innamorato perso di Margherita, da sempre compagna di giochi. Margherita ha una madre bellissima, con un'ambizione smisurata che le ha progettato l'intera esistenza. Vito però ha la tigna di suo padre, uno scorbutico taglialegna aspro come le cortecce e la fede di sua madre, una massaia con la faccia da santino di chiesa. È lotta serrata nel tranquillo comune di Tavagnacco. Il fragile carattere di Margherita la fa vacillare sotto i colpi proibiti della madre, disposta a tutto pur di vedere la figlia sistemata secondo le sue aspirazioni sociali. E ci riesce. Margherita si sposa all'improvviso col figlio di un ricco imprenditore, Leandro. Vito decide di partire per un viaggio e una mattina, dopo la laurea, affida la scelta della meta a una nocciola lasciata cadere su una cartina dell'Europa: in primavera vola in Islanda. Tuttavia dopo qualche mese, una telefonata da Tavagnacco irrompe nell'ostello in cui alloggia e lo fa saltare sul primo areo disponibile per un viaggio contro il tempo. Margherita è tornata a casa dai suoi genitori.
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