Lettera di una madre afrodiscendente alla scuola italiana. Per un'educazione decoloniale, antirazzista e intersezionale | Marilena Umuhoza Delli | Ebook | People su Sanpaolostore.it

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Lettera di una madre afrodiscendente alla scuola italiana. Per un'educazione decoloniale, antirazzista e intersezionale

Ebook di   Marilena Umuhoza Delli

Lettera di una madre afrodiscendente alla scuola italiana. Per un'educazione decoloniale, antirazzista e intersezionale Ebook di  Marilena Umuhoza Delli
€ 7, 99
  • Editore: People
  • Pagine:176
  • Tipo protezione:Filigrana digitale
  • Anteprima:Permesso limitato.
  • ISBN: 9791259792150

ePub € 7, 99 Disponibilità immediata

Un testo unico nel suo genere, per portare l'educazione antirazzista a scuola attraverso dieci semplici punti chiave. Attingendo dalla sua esperienza di bambina razzializzata, di madre di una bimba di sette anni e, soprattutto, di formatrice e giornalista attiva nel settore dell'antirazzismo, l'autrice ci restituisce un ritratto scomodo della scuola italiana di oggi, da cui la necessità di una decolonizzazione scolastica, che decostruisca i miti degli "italiani brava gente" e della bianchezza. Dopo aver analizzato concetti come quelli di privilegio e di tokenismo, l'autrice suggerisce degli strumenti pratici per valorizzare le differenze nella programmazione scolastica, attraverso un approccio intersezionale. L'ascolto è il punto centrale del libro, che si conclude con una sezione interamente dedicata a letture ed esercizi decoloniali. «Sono cresciuta in due Italie. La prima è l'Italia di mio padre, un uomo bianco bergamasco la cui presenza era garanzia di privilegio, appartenenza e riguardo. Scortata da lui ricevevo i saluti della gente in dialetto, regali, sorrisi. Al suo fianco ero automaticamente parte del club "notèr", un'italiana a tutti gli effetti. Papà era letteralmente il mio passaporto. La seconda è l'Italia di mia madre, una donna nera "immigrata" e con disabilità. La sua presenza era portatrice di razzismo, emarginazione, segregazione. Accompagnata da lei, la gente ci insultava, polizia e vigili ci fermavano regolarmente per controllare i documenti, la gente posava le borse sui sedili vuoti del pullman (anche di fronte alla stampella di mia madre). Al suo fianco ero l'"extracomunitaria", la straniera - anche se parlavo un italiano perfetto e masticavo il dialetto, anche se ero nata e cresciuta in Italia.»

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