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Figlio di un atleta africano e di una donna siberiana, il piccolo Mbobo cresce tra i corridoi e le sale delle più celebri stazioni della metropolitana di Mosca. La sua breve esistenza solitaria copre lo stesso arco temporale della decadenza e del crollo dell'Unione Sovietica, e ha per sfondo l'intricato schema della metropolitana, corpo sotterraneo della città e proiezione inconscia del sistema sovietico. Un fiabesco regno del sottosuolo che incanta con i suoi ambienti sfarzosi, monumentali, ma è a tratti inquietante, come una misteriosa ragnatela in cui Mbobo, abbandonato dal padre prima della nascita e poi dalla madre, cerca rifugio dalla crudeltà e dall'indifferenza del mondo in superficie, un mondo sempre più frammentato, che ha perduto i suoi punti di riferimento e si sta progressivamente dissolvendo.
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