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Sembra impossibile pensare a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino senza immaginarli insieme: colleghi, stretti collaboratori, coetanei, amici ed entrambi siciliani. Questi sono solo alcuni degli elementi che hanno unito le vite dei due magistrati in un destino unico, fino a un comune drammatico epilogo. Diversi per carattere - spavaldo Giovanni e introverso Paolo - erano identici nella perseveranza, nell'abnegazione, nel perfezionismo, nel sacrificio. I due magistrati sono stati gli artefici di un'autentica rivoluzione nell'ambito delle procedure investigative e hanno introdotto importanti innovazioni, destinate a fare scuola e a diventare strutture permanenti dello Stato, tanto che si può benissimo riconoscere un prima e un dopo, ben distinguibili da un punto vista strategico e operativo, nella lotta alla mafia. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, tra le montagne di scartoffie che riempivano le scrivanie dei loro uffici, nel comune pericolo e nell'identica fatica, cercarono instancabilmente di decifrare quella lingua fatta di nomi, numeri, codici, eventi e circostanze, riferiti o desunti, che il mondo conosce con il nome di mafia. Questo era il loro lavoro e questi erano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: lungimiranti iniziatori, instancabili artefici e protagonisti del rinnovamento, due intelligenze bramose di capire, ognuna innamorata dell'umiltà e del coraggio dell'altra.
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