San Paolo Store

Daniel Pennac

Daniel Pennac nasce a Casablanca nel 1944 e trascorre l'infanzia in giro per il mondo al seguito del padre militare. Inizia le scuole in Francia ma i risultati di Daniel non sono brillanti e solo al termine del liceo un insegnante intuisce le sue doti di scrittore. Concluso il liceo, Pennac si iscrive a lettere e si laurea all'università di Nizza. Inizia a pubblicare dei brevi saggi in cui critica aspramente i militari e la vita di caserma e, per non danneggiare la carriera del padre, assume lo pseudonimo di Pennac al posto del cognome anagrafico Pennacchioni. Si dedica poi alla letteratura per ragazzi e solo nel 1983 pubblica il primo libro del ciclo che vede protagonista Benjamin Malaussène, ciclo di romanzi che lo rende internazionalmente famoso.
Non abbandona però la narrativa per ragazzi e le riflessioni che proponiamo sono relative al recente libro per ragazzi Ernest e Célestine da cui è stato tratto anche un film nel 2012.



  L'importanza della letteratura per ragazzi

Pierre Marchand è stato l’editore che ha fatto in Francia una vera rivoluzione per quanto riguarda l’editoria per ragazzi e il mio ricordo è sempre rivolto a lui. Non era scontato e facile far passare negli anni settanta e ottanta l’idea di una letteratura per ragazzi. Da un punto di vista letterario negli anni sessanta il ragazzo è proprio l’infante, cioè colui che, secondo l’etimologia, non sa parlare e non ha una cultura. E tutti gli editori per ragazzi  devono essere ringraziati perché hanno offerto ai ragazzi la parola e un linguaggio specificatamente letterario e nobiltà a questa specifica tipologia di letteratura.

 
Quali valori vuole trasmettere Pennac in Ernest e Célestine. 

Ernest e Célestine hanno detto due cose: l’amicizia è sempre possibile: ogni tipo di amicizia, ogni tipo di individuo, compresa quella tra un orso enorme e un piccolo topolino e c’è sempre qualcosa di rivoluzionario nell’amicizia e nell’amore ovviamente.
Ho scritto Ernest e Célestine al contempo per i ragazzi e per gli adulti: ai ragazzi parlo di una storia di amicizia tra diversi, e agli adulti mi rivolgo in modo diverso. I due protagonisti dicono cose terribili nei confronti dell’autore e l’autore deve giustificarsi, In quel momento il lettore, soprattutto quello adulto, cioè il bambino di cinquant’anni, interviene nel testo. Dice di non aver preso il libro per ascoltare l'autore discutere con i suoi personaggi e allora Ernest, additando il lettore, dice” chi è questo tipo?” L’autore risponde che è il lettore. In Ernest e Célestine ho cercato insomma di sviluppare quella che è la meccanica della costruzione del racconto. E di averlo scritto per i ragazzi adulti che abbiamo dentro di noi perché possano leggerlo, con consapevolezza, ad alta voce ai bambini.

Quanto l'insegnamento ha influenzato la scrittura di questo autore.

Non ho insegnato a Belleville anche se questo quartiere di periferia è quello in cui ho collocato molti romanzi. I primi dieci anni ho insegnato vicino a Parigi in classi in cui alcuni ragazzi che erano seguiti dal tribunale dei minori per ragioni di tipo penale. Poi ho insegnato a Parigi a ragazzi con disagio scolastico. Problema che conoscevo bene perché anch’io av evo passato molti anni con difficoltà scolastiche per cui, rispetto alle conoscenze tecniche, pedagogiche, tutte teoriche dei miei colleghi avevo una marcia in più: la conoscenza della paura che è causa del fallimento scolastico. Il mio primo scopo come professore è stato quello di guarire questi ragazzi dalla paura, e aprire così le porte del loro cervello... La paura è il chiavistello più forte, più resistente davanti a ogni possibilità di andare avanti e quindi il lavoro che ho fatto è stato quello di analizzare e vincere la paura.

Lo scopo di un libro destinato ai ragazzi.

La  letteratura, compresa quella per i ragazzi, non penso che debba avere un valore pedagogico. La conseguenza dell’atto del leggere porta il bambino a porsi delle domande, a riflettere, ma non è la funzione di colui che scrive. Lo scrittore per ragazzi non deve essere né pedagogico né moralista. Ho cercato di essere me stesso come per la letteratura per gli adulti.

L'utilità di portare i bambini in libreria e in biblioteca

I bambini fanno confusione, sono terribilmente vivi, meglio chiuderli in casa… Scherzo naturalmente. Una funzione importante dei bibliotecari e dei librai è quella di raccontare ai bambini tutti i libri che sono negli scaffali della biblioteca o della libreria per lottare contro la timidezza naturale dei bambini in questi luoghi spesso troppo distanti e freddi. I bambini devono sentirsi a loro agio ed essere attratti da tutte le storie che i libri racchiudono.

Le letture di Pennac da ragazzo

Quando avevo dieci, undici anni ero in collegio e tornavo a casa raramente. La lettura era per me l’unica possibilità di evasione in quel periodo. In quel famoso millennio che molti ricorderanno non c’erano videogiochi, tablet o cellulari, il libro era fondamentale. L’autore che mi aveva più trascinato era Alexandre Dumas, prima di tutto perché ha scritto migliaia e migliaia di pagine ed è una cosa straordinaria quando si deve restare prigionieri per anni in collegio. Poi, da insegnante, ho continuato a leggerlo ad alta voce ai miei alunni. E poi ho sempre letto ai ragazzi la trilogia degli antenati di Calvino e ho creato delle vere passioni calviniste (e anche passioni anticalviniste)…

Che cosa può ancora dare oggi, tra i mille stimoli della contemporaneità, la letteratura per l’infanzia

Tutto. Di che cosa ha bisogno ontologicamente l’uomo? di mitologia. Di  mitologie immaginarie che ci sappiano dare qualche chiarimento, anche se vago, sulla nostra vita e sul mondo. Il primo bambino che chiede raccontami una storia, apre le porte alla letteratura ed è ancora infante, ha la parola, ma non la scrittura. A partire da quelle storie, dal leggere i suoi primi libri lui si crea le sue coordinate nel mondo. Di fronte ai vostri occhi il bambino vive il passaggio dal segno alla realtà. Una sorta di viaggio intellettuale intersiderale. Passa dalla designazione di qualcosa che era lontanissimo a qualcosa che conosce e gli è vicino. L’illustrazione è un’altra forma di scrittura ideogrammatica, gli illustratori hanno la stessa importanza degli scrittori perché anche senza parole i disegni sono ricchi di senso, pregnanti di significato ontologico per i ragazzi. E anche i bambini piccolissimi sanno “leggere” da soli questo tipo di scrittura.

Libri di Daniel Pennac