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"La silloge d'esordio di Matteo Pasqualetto nasconde due anime: una più immediatamente visibile, ed è quella intimista, in cui la penna segue gli smottamenti di un cuore inquieto e la riflessione è tutta volta all'indagine del proprio universo interiore; l'altra più nascosta ma al contempo di più ampio respiro, ove il poeta, con sguardo critico e tagliente, si confronta con la società, col mondo fuori di sé. Lo fa ovviamente nella sua cifra stilistica assai ermetica, con rapide pennellate in cui sintetizza un giudizio, per lo più critico, su una contemporaneità avvolta in paradossi e abnormità che spiazzano uno spirito sensibile e vigile." (dalla prefazione di Giuseppe Palladino)
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