San Paolo Store

30/11/2017

Sant'Andrea apostolo

Andrea di Betsaida, fratello di Simon Pietro, è figura di tutto rilievo nel quarto Vangelo, mentre è piuttosto in ombra nei Vangeli sinottici. Il suo nome ricorre complessivamente dodici volte nel Nuovo Testamento, quattro nelle liste degli apostoli. Secondo il racconto di Marco, Gesù chiamò Andrea insieme con Simone, mentre stavano gettando in mare la rete; erano infatti pescatori. “Seguitemi e vi farò diventare pescatori di uomini”, disse loro Gesù. “E subito, lasciate le reti, lo seguirono”. È la prima coppia di fratelli che Gesù chiama passando lungo il mare di Galilea. E il fatto di essere chiamati insieme, come fratelli, non è per niente secondario. All’inizio dell’umanità c’è la triste storia di un fratello che uccide il fratello. Gesù comincia il suo ministero chiamando due fratelli, che lasciano il loro mestiere e insieme lo seguono. Comincia così l’avventura del Cristianesimo, con due fratelli che si fidano di Gesù, che sono disposti a costruire una fraternità più grande diventando pescatori di uomini. Marco racconta che il Maestro fu subito accolto nella loro casa che divenne la sua residenza a Cafarnao: “Usciti dalla sinagoga, vennero nella casa di Simone e Andrea, insieme con Giacomo e Giovanni”. In quella occasione Gesù guarì la suocera di Pietro che, alzatasi, non si perse in chiacchiere ma subito “si mise a servirli”. Un servizio che – come suggerisce il termine in greco – rinvia simbolicamente alla diaconia femminile. Andrea è ricordato poi da Marco nella parte conclusiva del Vangelo, in una scena ambientata sul Monte degli Ulivi, di fronte al tempio, di cui Gesù aveva preannunciato poco prima la distruzione. Andrea, Pietro, Giacomo e Giovanni si avvicinarono al Maestro, che stava seduto e da quella splendida posizione guardava il tempio, e gli chiesero quando ciò sarebbe accaduto. Gesù non accontentò la loro curiosità ma prese spunto dalla domanda per un ampio discorso escatologico. Solo Marco riporta questo dettaglio. Matteo concorda con Marco nel racconto della vocazione di Andrea, mentre Luca si limita a menzionare il suo nome nella lista degli apostoli. Un profilo diverso emerge dal quarto Vangelo, dove Andrea appare come il primo discepolo che segue Gesù. Per questo nella tradizione ortodossa è denominato Protokletos, che significa primo chiamato. Doveva essere un uomo in ricerca, tutto preso dall’attesa del Messia. Era infatti al seguito del Battista e ne udì le parole quando questi fissò Gesù che passava: “Ecco l’Agnello di Dio”. Andrea non ci pensò due volte e subito, lasciato il Battista, si mise a seguire Gesù insieme all’altro discepolo di cui si tace il nome e che la tradizione identifica con Giovanni: “Gesù voltatosi e, vedendo che lo seguivano, disse: ‘Che cercate?’. Gli risposero: ‘Rabbì (che significa Maestro), dove abiti?’. Disse loro: ‘Venite e vedrete’. Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui. Era circa l’ora decima”.

Andrea e Giovanni non dimenticheranno più quel primo incontro. A distanza di anni ricordano anche l’ora. E quell’incontro non si esaurisce nell’intimismo, ma piuttosto mette le ali ai due discepoli e li rende missionari. Il primo seguace che Andrea incontra è proprio suo fratello Simone, al quale comunica con entusiasmo: “Abbiamo trovato il Messia”. Così Andrea fa emergere la vocazione in suo fratello, gli racconta la sua esperienza in modo appassionato “e subito” lo conduce da Gesù. Andrea gioca poi un ruolo provvidenziale nel racconto della moltiplicazione dei pani. Diversamente da Filippo, il quale ragiona solo in termini economici: “Duecento denari di pane non bastano per darne un pezzetto a ciascuno”, Andrea intravede un’altra soluzione: condividere. È lui che informaGesù: “C’è qui un ragazzetto che ha cinque pani d’orzo e due pesci...”. Tuttavia anche Andrea è lontano dall’immaginare ciò che sta per accadere. Come gli altri discepoli è testimone del miracolo che fiorisce dalla benedizione di Gesù e quando i cinquemila seduti sull’erba sono sazi, si dà anche lui da fare a raccogliere i pezzi avanzati, secondo l’ordine del Signore: “perché niente vada perduto”. Andrea doveva conoscere bene il greco perché Filippo va in cerca di lui quando a Gerusalemme, nel corso della festa, alcuni greci gli chiedono: “Vorremmo vedere Gesù”. Filippo avrebbe potuto condurli personalmente dal Maestro, e invece non lo fa senza aver prima contattato Andrea. Evidentemente erano buoni amici – provenivano dallo stesso paese, Betsaida – e tutti e due portano nomi greci: Andrea deriva da andreia, che in greco significa coraggio, mentre Filippo era un nome diffuso e famoso nel mondo ellenistico; si chiamava così anche il governatore dell’Idumea e della Traconitide. Probabilmente Filippo avrà pensato che in due sarebbe stato meglio: un intervento congiunto poteva essere più efficace per aprire la strada agli stranieri. Così si mette in moto tutta una comunicazione: “Filippo va a dirlo a Andrea. Andrea e Filippo vanno a dirlo a Gesù”. E anche questa dimensione amicale, questo dialogo tra apostoli, è portatore di un bel messaggio per l’azione evangelizzatrice della Chiesa. Niente concorrenza, ma centralità del dialogo e fraternità. La letteratura apocrifa si è molto interessata della figura di Andrea. Basti ricordare gli Atti di Andrea (250-300 d.C.), gli Atti dei Santi Apostoli Pietro e Andrea (400 ca.), la Passione di Andrea (secolo VI), i Due “Martìri” di Andrea (secolo VIII). Secondo Origene – la cui testimonianza è raccolta da Eusebio nella Storia ecclesiastica – Andrea avrebbe evangelizzato la Scizia. Predicò in Asia Minore, nelle regioni della Bitinia e del Ponto, lungo il Mar Nero e probabilmente raggiunse la regione del Volga. Per questo è onorato come patrono della Romania, dell’Ucraina e della Russia. Da Sinope in Turchia proseguì poi per la Grecia. Morì martire a Patrasso, dove subì il supplizio romano della crux decussata, una croce con i legni a forma di X, detta poi croce di sant’Andrea. Le spoglie di sant’Andrea vennero  poi traslate a Costantinopoli, che lo onora come suo primo vescovo. Nell’alto Medioevo le sue reliquie compaiono in Scozia, a St. Andrews, e in tempi più recenti in Vaticano, fino a quando Paolo VI, nel 1964, decise di restituirle alla Grecia. Ora riposano a Patrasso nella chiesa eretta sul luogo che, secondo la tradizione, sarebbe stato quello del suo martirio.
(di Elena Bosetti)