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16/08/2018

San Rocco

Il nome di san Rocco è legato indissolubilmente alla peste. Il suo culto si è affermato nell’Europa del XV secolo proprio in coincidenza con il diffondersi del morbo. E quanto più la malattia devastava le campagne e le città del continente, tanto più Rocco veniva invocato e in suo nome si erigevano cappelle e si costituivano sodalizi. È rappresentato come un pellegrino, con i tipici segni del suo status: il largo cappello, il bastone, i calzari da viaggio. Questo perché molto spesso l’epidemia di peste si diffondeva proprio attraverso i pellegrinaggi. Come avvenne nel corso dell’anno santo del 1400, quando anche san Bernardino da Siena si prodigò per curare i pellegrini appestati che, diretti a Roma, si erano ammalati nella sua città. È interessante il fatto che Rocco è un pellegrino che non porta la peste, ma la cura. Durante le epidemie di peste si diffondevano, tra le popolazioni colpite, ondate di paura e di intolleranza, che colpivano in genere le fasce più deboli (gli ebrei e in genere gli stranieri) che venivano accusati di essere “untori”, cioè responsabili del contagio. L’immagine di san Rocco, pellegrino (cioè straniero) e guaritore era dunque un duplice antidoto: contro la malattia e contro la paura. E' rappresentato anche con un cane, che gli lecca le ferite o gli porta da mangiare, perché nella biografia più antica si racconta proprio un episodio che ha per protagonista un cane. Anche questo particolare deve aver colpito non poco la sensibilità della gente. La paura del contagio infatti isolava l’appestato, che molto raramente trovava qualcuno disposto a portargli qualcosa da mangiare. Si dice che il cane è il miglior amico dell’uomo. Nel caso di Rocco il cane ha saputo essere più amico dell’uomo. Quando Rocco, ammalato di peste, non aveva aiuto da nessuno, ha trovato solo un cane disposto a prendersi cura di lui. Ma, soprattutto, san Rocco è rappresentato lui stesso ammalato: con un bubbone sulla gamba destra o sinistra con una piaga che simboleggia forse l’incisione che usavano praticare i chirurghi, nel tentativo di guarire la malattia.

Questa rappresentazione corrisponde ai dati della più antica biografia, che racconta che Rocco non soltanto si prese cura di appestati, ma che venne colpito da peste e salvato (con l’aiuto, come si è detto, prima di un cane e poi di una persona misericordiosa) da Dio. Sebbene il culto di questo santo sia diffuso in maniera straordinaria, dal punto di vista storico, non si conosce nulla di preciso su questo personaggio: non il luogo di nascita e di morte, ma neppure le esatte coordinate cronologiche della sua vita. Secondo la biografia più antica, conosciuta con il nome di Acta breviora e composta in Lombardia verso il 1430, Rocco sarebbe nato a Montpellier da genitori di condizioni agiate ma addolorati per non riuscire ad avere figli. Rimasto presto orfano, vendette tutti i suoi beni distribuendone il ricavato ai poveri e partì in pellegrinaggio per Roma. Lungo il cammino si fermò in uno spizio ad Acquapendente, dove si pose al servizio dei malati colpiti dalla peste, operando fra di loro guarigioni miracolose. Scacciato dall’ospizio, raggiunse Roma, dove risanò il nipote di un cardinale, il quale l’avrebbe poi presentato al papa. Circa tre anni dopo intraprese il viaggio di ritorno, ma arrivato nei pressi di Piacenza si accorse di avere egli stesso contratto la peste; si ritirò allora in un bosco nei dintorni della città dove veniva nutrito da un cane, che andava a rubare il pane nelle case dei dintorni. Lo strano comportamento dell’animale fu notato da un patrizio della città, che lo seguì nel bosco e scoprì Rocco. Quell’uomo caritatevole, il cui nome era Gottardo Pollastrelli, lo accolse presso di sé e lo curò. Qualche tempo dopo un angelo apparve all’ammalato e lo guarì misteriosamente. Lasciata Piacenza per tornare al paese natale, Rocco fu arrestato ad Angera (secondo altri a Voghera), sulle rive del Lago Maggiore, rinchiuso come spia in prigione, dove morì cinque anni dopo. I prodigi che circondarono il suo corpo attirarono l’attenzione su di lui, e in seguito si scoprì che Rocco era il nipote del governatore della fortezza.

I suoi resti furono allora solennemente sepolti in una chiesa, il cui nome non viene però indicato. Le successive biografie dipendono da questo racconto, che costituisce un collage di temi agiografici, e che in ogni caso, come si è detto, è stato scritto circa cento anni dopo la morte del protagonista. Oggi gli specialisti hanno proposto due diversi quadri cronologici in cui collocare la storia di Rocco. Secondo una prima ipotesi, Rocco sarebbe vissuto tra il 1346 e il 1376, il che farebbe coincidere il suo soggiorno a Roma con il ritorno di Urbano V in quella città. Quanto alla biografia anonima, essa sarebbe stata composta da Gottardo Pollastrelli, amico e discepolo del santo, e questo spiegherebbe l’ampiezza riservata ai fatti avvenuti a Piacenza e l’imprecisione per quanto si riferisce a Montpellier. Secondo una seconda ipotesi, sostenuta soprattutto dallo storico francese Augustin Fliche, invece sarebbe meglio collocare la vita del santo tra il 1350 e il 1378-1379. Rocco sarebbe stato legato al potente casato dei Rog, che ricoprì importanti incarichi pubblici a Montpellier nel XIII e XIV secolo. Questo cognome, che era quello di una famiglia della Linguadoca, sarebbe stato scambiato in Italia per un nome di battesimo. Ma l’ipotesi appare debole, poiché nell’onomastica italiana Rochus esisteva già come nome personale prima del XIV secolo. È dunque difficile decidere tra le due ipotesi, e bisogna limitarsi a dire che Rocco fu un pellegrino originario della Linguadoca che verso metà del XIV secolo si recò in Italia, dove contrasse la peste, ne guarì e morì in odore di santità. In ogni caso, uno dei centri di propagazione del suo culto fu Arles, ove le sue reliquie, sottratte nel 1399 a Montpellier, dove erano venerate in precedenza, furono infine deposte nella chiesa dei Trinitari, che divenne uno dei principali centri di culto del santo fino al XVII secolo. Un secondo centro fu Venezia, dove nel 147 7nella chiesa di San Giuliano fu istituita sotto il suo patronato una confraternita i cui membri si flagellavano pubblicamente e prestavano negli ospedali opera di assistenza agli appestati. Questa Scuola di San Rocco fu approvata nel 1480 dal Consiglio dei Dieci, in onore del santo vennero edificate diverse chiese nella città di Venezia, ma anche a Mestre, Vicenza e in altri luoghi della terraferma veneta. Nel 1499 il papa Alessandro VI autorizzò la costituzione anche a Roma di una confraternita sotto il patronato di san Rocco, con un ospizio presso Ripetta, che fu particolarmente attivo durante le epidemie del 1522, 1527 e 1530. Alla fine del Medioevo il santo era venerato in tutta l’Europa Occidentale. All’inizio dell’età moderna il suo culto si estese in tutta l’America centrale e meridionale. Quando papa Urbano VIII nel 1629 decise di canonizzarlo, già centinaia di chiese e di oratori gli erano stati dedicati in tutto il mondo.

(Testo Marco Impagliazzo)