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La Costituzione italiana ci ricorda, all'articolo 3, che la Repubblica si impegna a "rimuovere gli ostacoli" che impediscono la piena uguaglianza e libertà dei cittadini. Nell'epoca in cui viviamo questo dettato costituzionale è rispettato? L'educazione rappresenta, come dovrebbe essere, un'impresa collettiva finalizzata principalmente alla "rimozione degli ostacoli" di ordine sociale e culturale "che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione" alla vita civile del Paese di tutti i cittadini? Evidentemente siamo di fronte a una crisi delle istituzioni democratiche che attraversa anche il mondo dell'educazione e che mette in discussione la coerenza tra il dichiarato della Carta e l'agito nei contesti reali. Riscoprire e rigenerare le interdipendenze tra educazione e pedagogia, tra teoria e pratica, tra gli operatori dell'educazione e ricercatori delle Scienze dell'educazione, può significare da un lato dare vigore e concretezza alle istanze sociali e politiche dichiarate nell'Articolo 3 e, dall'altro lato, contribuire a riempire di significato, visione e centralità al tema della formazione nel discorso pubblico. La sfida è dunque quella di recuperare la direzione emancipativa dei processi educativi pedagogicamente fondati e, nel contempo, ricostruire la consapevolezza diffusa del valore dell'educazione come viatico per la giustizia sociale, per la crescita culturale e la progettazione esistenziale di ogni soggetto.
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