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RICORRENZA DEL GIORNO

31/03/2013

Terri Schiavo

I fatti, brevemente:
il 25 febbraio 1990 Theresa Marie Schindler Schiavo, detta Terri, ventisettenne sovrappeso, ha un attacco cardiaco e riporta gravi danni cerebrali.
La diagnosi è drammatica: PVS, persistent vegetative state, stato vegetativo persistente. In pratica: da quel momento, Terri vive una condizione continuativa di veglia incosciente.
Nel 1998 Micheal Schiavo, suo marito nonché tutore legale, chiede che sia rimosso il tubo per l’alimentazione forzata.
Robert e Mary Schindler, i genitori, si oppongono con decisione: Terri è viva, ama la vita; non rinuncia e non rinunciano a sperare, ad amare.
L’11 febbraio 2000 la Corte di Pinellas County accoglie la richiesta dell’uomo.
Seguono sette anni di battaglia legale, che coinvolgono politici, associazioni di volontariato e singoli cittadini: appelli, petizioni, modifiche del sistema legislativo…
È tutto inutile: il 31 marzo 2005, Terry Schiavo, a quarantuno anni, si spegne alla clinica Woodside di Pinellas Park, in Florida.

Riportiamo un brano tratto dall’Introduzione del Evangelium vitae, l’enciclica scritta nel 1995 da papa Giovanni Paolo II a proposito della sacralità e inviolabilità della vita umana:
Pur tra difficoltà e incertezze, ogni uomo sinceramente aperto alla verità e al bene, con la luce della ragione e non senza il segreto influsso della grazia, può arrivare a riconoscere (…) il valore sacro della vita umana dal primo inizio fino al suo termine, e ad affermare il diritto di ogni essere umano a vedere sommamente rispettato questo suo bene primario. Sul riconoscimento di tale diritto si fonda l'umana convivenza e la stessa comunità politica (…). Purtroppo, questo inquietante panorama, lungi dal restringersi, si va piuttosto dilatando: con le nuove prospettive aperte dal progresso scientifico e tecnologico nascono nuove forme di attentati alla dignità dell'essere umano, mentre si delinea e consolida una nuova situazione culturale, che dà ai delitti contro la vita un aspetto inedito e — se possibile — ancora più iniquo suscitando ulteriori gravi preoccupazioni: larghi strati dell'opinione pubblica giustificano alcuni delitti contro la vita in nome dei diritti della libertà individuale e, su tale presupposto, ne pretendono non solo l'impunità, ma persino l'autorizzazione da parte dello Stato, al fine di praticarli in assoluta libertà ed anzi con l'intervento gratuito delle strutture sanitarie (…). L'esito al quale si perviene è drammatico: se è quanto mai grave e inquietante il fenomeno dell'eliminazione di tante vite umane nascenti o sulla via del tramonto, non meno grave e inquietante è il fatto che la stessa coscienza, quasi ottenebrata da così vasti condizionamenti, fatica sempre più a percepire la distinzione tra il bene e il male in ciò che tocca lo stesso fondamentale valore della vita umana.