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RICORRENZA DEL GIORNO

08/01/2014

Stephen Hawking

A tredici anni soffre di febbri ghiandolari: “Non è niente”, dicono i medici, “è l’adolescenza”. Durante il dottorato, però, la situazione si complica. Le mani prendono a tremare. Stephen Hawking (8 gennaio 1942), però, è testardo. Non si arrende. Insiste. A venti anni si laurea a pieni voti. Quando si sottopone a nuovi esami, la diagnosi è terrificante, non lascia scampo: atrofia muscolare progressiva, una malattia degenerativa che mangia le cellule nervose, conduce all’immobilità e, in poco tempo, alla morte. Niente, Stephen non rinuncia alla normalità, anzi a sviluppare l’enorme talento intellettuale di cui dispone. Produce alcune delle teorie fisiche più significative relative all’evoluzione dell’universo e alla meccanica quantistica. Nel 1976 diventa titolare della cattedra di matematica a Cambridge e nel 1986 viene nominato membro della Pontificia Accademia delle Scienze. Hawking è ateo, parla di incompatibilità tra scienza e religione. Questo, tuttavia, non ci impedisce di riconoscere la grandezza e la forza di un uomo all’apparenza piccolo e fragile.