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RICORRENZA DEL GIORNO

11/10/2013

Sergio Toppi

Dopo aver lavorato in pubblicità, nel 1966 Sergio Toppi (11 ottobre 1932 - 21 agosto 2012) giunge al fumetto, al mitico Corriere dei Piccoli e, poi, al Messaggero dei Ragazzi, dove comincia a definire e affermare il proprio stile.
È l’inizio di una carriera ricca e vitale, di certo mai scontata. Collabora con Linus, Alter Alter, Corto Maltese, L’Eternauta, la Bonelli e il nostro Giornalino.
Ai fumetti affianca le illustrazioni, i suoi disegni appaiono sui periodici (Famiglia Cristiana), i quotidiani (Corriere della Sera) e le copertine dei libri (Einaudi, Utet, Arnoldo Mondadori).
Toppi è un uomo schivo, che quasi si nasconde dietro alle lenti dei suoi grandi occhiali e a un sorriso raro e sincero. Dietro all’apparenza, però, nasconde un cuore vivo, una mente curiosa e un talento unico, capace di rivoluzionare in modo silenzioso il mondo dell’illustrazione.
Le pagine di Toppi sono diverse da tutte le altre, le riconosceremmo tra un milione. Le tavole perdono la loro rigidità, l’immagine sfugge alla loro scansione geometrica e razionale. Si complicano, si ribellano. L’ordine gioca con il disordine, i particolari guadagnano il centro della scena, la qualità si esprime attraverso uno stile unico e originale.  
Dice: "Sono disciplinato come tutti quelli che fanno fumetti. Non posso fare quello che mi passa la testa al mattino. Considero il fumetto un lavoro molto artigianale, in certi casi di ottimo livello, ma sempre artigianale. È chiaro che non siamo pelatori di patate, è un lavoro per cui occorre una certa sensibilità, ma il fumetto rispetto a quello che viene considerato la creazione artistica è molto più severo”.
Era il suo destino, non pensarsi artista mentre produceva delle vere e proprie opere d’arte.