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RICORRENZA DEL GIORNO

26/08/2013

Eruzione del Vesuvio (24-26 agosto del 79 d.C.)

L'eruzione del Vesuvio distrugge le città romane di Pompei, Ercolano, Stabia e Oplonti.
La testimonianza più rilevante su ciò che accadde in quei giorni è data dallo scrittore latino Plinio il Giovane, nipote di Plinio il Vecchio, che quel giorno era a Miseno assieme alla sua famiglia. Assistette all'eruzione del Vesuvio e alla morte dello zio che racconta in due lettere scritte allo storico Tacito.
Plinio il Giovane, osservando una nube molto densa elevarsi sul Vesuvio, scrisse:  "Non posso darvi una descrizione più precisa della forma della nube sul Vesuvio, se non paragonarla a quella di un albero di pino; infatti si elevava a grande altezza come un enorme tronco, dalla cui cima si disperdevano formazioni simili a rami. Sembrava in alcuni punti più chiara ed in altri più scura, a seconda di quanto fosse impregnata di terra e cenere."
E nella lettera in cui descrive la fuga sua e della sua famiglia: "una fitta oscurità ci incombeva alle spalle e, riversandosi sulla terra, ci veniva dietro come un torrente... Avevamo fatto appena a tempo a sederci quando si fece notte, non però come quando non c'è luna o il cielo è ricoperto da nubi, ma come a luce spenta in ambienti chiusi. Avresti potuto sentire i cupi pianti disperati delle donne, le invocazioni dei bambini, le urla degli uomini: alcuni con le grida cercavano di richiamare ed alle grida cercavano di rintracciare i genitori altri i figli, altri i coniugi rispettivi; gli uni lamentavano le loro sventure, gli altri quelle dei loro cari taluni per paura della morte, si auguravano la morte, molti innalzavano le mani agli dei, nella maggioranza si formava però la convinzione che ormai gli dei non esistessero più e che quella notte sarebbe stata eterna e l'ultima del mondo"

"Crederanno le generazioni a venire [...] che sotto i loro piedi sono città e popolazioni, e che le campagne degli avi s'inabissarono?" (Publio Papino Stazio)
Pompei ospita uno dei siti archeologici più famosi al mondo. I suoi scavi hanno riportato alla luce una città intera rimasta per millenni protetta da una fitta coltre di cenere che ha preservato ogni particolare e che restituisce quasi integramente la scena della vita quotidiana di 2000 anni fa. Dal 1997 gli scavi di Pompei sono Patrimonio mondiale dell'Umanità per l'Unesco.
Gli scavi archeologici iniziarono nel 1748 sotto il regno di Carlo di Borbone e continuarono in modo scientifico nel 1861 per merito dell'archeologo napoletano Giuseppe Fiorelli. Tra il 1924 e il 1961 i lavori furono condotti dall’archeologo laziale Amedeo Maiuri che arrivò a delimitare i confini della città.

A causa dell'incuria e del degrado (oltre che del mancato stanziamento di fondi per mettere in sicurezza gli scavi) nel 2010 è crollata la Domus dei Gladiatori e cedimenti sono purtroppo susseguiti fino ai giorni nostri.