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RICORRENZA DEL GIORNO

02/05/2013

Osama

Sono passati due anni esatti dal giorno della morte di Osama Bin Laden (10 marzo 1957 – 2 maggio 2011). Il suo “fantasma”, però, è tornato a occupare (se mai se ne fosse andato) la nostra quotidianità. Dire che avevamo fatto di tutto per scacciarlo. Una squadra scelta di soldati americani lo aveva scovato in un anonimo rifugio pakistano e lo aveva ucciso. Non solo. Il suo nome era scomparso dai telegiornali e dai discorsi, ciò che evocava era stato in qualche modo rimosso: “Ok”, ci eravamo detti, “non possiamo vivere sotto minaccia”. Così l’avevamo cancellato dal nostro presente: le ispezioni agli aeroporti erano diventati routine, i controlli davanti alle chiese o ai musei ordinaria amministrazione. Erano il prezzo che dovevamo pagare alla nostra tranquillità: “Il peggio”, ci dicevamo, “è passato”. Poi, è arrivata la maratona di Boston, l’attentato ordito dai due fratelli (e chissà chi), e nell’istante stesso in cui abbiamo ricevuto la notizia il castello nel quale ci eravamo illusi di esserci rinchiusi è franato. Ha lasciato di nuovo spazio alla paura. Alla rabbia, alla frustrazione, all’incredulità, al dolore.
Sono passati due anni dalla sua morte, ma a Osama Bin Laden va gli riconosciuta almeno una cosa: ha cambiato il mondo. In peggio