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RICORRENZA DEL GIORNO

29/11/2013

Mario Monicelli

Era tutto il contrario del “buon cristiano”. E la sua morte, il salto dal quinto piano dell’ospedale in cui, novantacinquenne, era ricoverato per un tumore alla prostata in stato terminale, ne è stata l’ultima prova. La più assurda, la più drammatica. Eppure non si può parlare di cinema italiano senza riferirsi a Mario Monicelli, che della commedia è stato padre e grandissimo interprete.

Nato a Viareggio il 15 maggio 1915, sviluppa e fa proprio lo spirito tagliente e irriverente dei toscani, che traspone e propone nella sua poetica cinematografica. Monicelli, candidato sei volte al premio Oscar e vincitore di un Leone d’oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia (1991), è sceneggiatore e regista di alcune pellicole che hanno fatto lo storia della produzione nostrana: I soliti ignoti, La grande guerra, L’armata Brancaleone, Amici miei, Un borghese piccolo piccolo, Il marchese del Grillo… Sono già passati tre anni dalla sua morte (29 novembre 2010), e siamo sicuri che avrebbe ancora tantissimo da dire. Per farci arrabbiare, certo. Ma anche per farci sorridere, emozionare e, soprattutto, pensare.