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RICORRENZA DEL GIORNO

20/08/2013

L’uccisione di Trotsky (1940)

Leon Trotsky si avvicina agli ideali rivoluzionari sin da giovane, e già nel 1900 è condannato a quattro anni di esilio in Siberia. Dopo due anni, però, si dà alla fuga e raggiunge Londra, dove conosce e si unisce a Vladimir Lenin. Nel 1905 è di nuovo in Russia e prende parte ai moti rivoluzionari; e, di nuovo, è condannato all’esilio (a vita). Trotsky vive a Londra, Vienna, Parigi, New York. Nel 1917 torna in Russia e partecipa attivamente alla Rivoluzione d’ottobre. In seguito alla vittoria dei bolscevichi, assume incarichi importanti: fonda e comanda l’Armata Rossa (l'esercito sorto sulle ceneri dell'armata zarista) e diventa membro del Politburo (l’organo direttivo del Partito).
Alla morte di Lenin (1924), Josiph Stalin ne approfitta per prendere il potere e instaura una delle dittature più oscure, paranoiche e violente del Novecento. Il suo potere si estende a ogni ambito dell’esistenza, e l’ideologia e i valori ai quali si richiama non sono che maschere che, di fatto, sfrutta, stravolge e calpesta. Stalin dà vita a una persecuzione brutale e sanguinaria, che colpisce tanto il “nemico esterno” quanto quello "interno”: Trotsky (che parla di “rivoluzione permanente” e ambisce al superamento dello Stato) è uno di questi.
Il 12 novembre è espulso dal Partito Comunista e il 17 gennaio 1929 esiliato. Da quel giorno si sposta senza sosta: Turchia, Francia, Norvegia e, infine, su invito del pittore Diego Rivera, Messico. Qui, il 20 agosto 1940, mentre è seduto alla scrivania della sua casa di Coyoacàan, viene aggredito alla spalle e ferito da un colpo di piccozza alla testa da Ramon Mercader, un agente segreto spegnolo agli ordini di Stalin. E, il giorno seguente, muore.  
Qualche mese prima, aveva scritto: "posso vedere la verde striscia di erba oltre la finestra e il cielo limpido azzurro oltre il muro, e la luce del sole dappertutto. La vita è bella. Possano le generazioni future liberarla di ogni male, oppressione e violenza e goderla in tutto il suo splendore".