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RICORRENZA DEL GIORNO

06/01/2014

Louis Braille

Louis Braille (4 gennaio 1809 - 6 gennaio 1852) ha tre anni quando, per un banale incidente, perde la vista. A dieci anni vince una borsa di studio presso l’Istituto dei Ciechi di Parigi: è un centro specializzato, una rarità all’epoca. Le condizioni, tuttavia, sono dure, difficili, soprattutto per chi vive lontano dalla famiglia, in un mondo nuovo, che non conosce e, soprattutto, non vede. Come gli altri ospiti dell’Istituto, Louis impara a leggere attraverso il “metodo Valentin Haüy”: il cieco muove le dita su un filo di rame posto sulle lettere. Legge, ma non scrive. E lo fa con lentezza e fatica.  
“Ci vuole un alfabeto speciale”, pensa. E si dà da fare: ragiona, riflette, progetta, fa vari tentativi. Finalmente, nel '29, inventa il “sistema Braille”, un alfabeto basato su puntini in rilievo sufficienti a rappresentare lettere dell’alfabeto, segni ortografici e matematici, e notazioni musicali.
L’introduzione dell’alfabeto Braille segna una svolta fondamentale: il cieco guadagna spazi di autonomia, di indipendenza; entra nel mondo, affianca i cosiddetti “normali”; scrive, prende appunti, fa calcoli, legge la musica. Progressivamente, i “puntini in rilievo” compaiono sulle confezioni dei medicinali, sulle banconote, nelle ascensori.  Certo, l’avvento delle nuove tecnologie cambia ulteriormente le cose. I sistemi informatici e i lettori vocali permettono cose fino a qualche tempo fa impensabili. La vita del non-vedente, con tutte le fatiche che comporta, si è fatta più semplice. Il Braille, tuttavia, resta un punto di partenza e uno strumento fondamentale, del quale difficilmente si potrà fare a meno.