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RICORRENZA DEL GIORNO

27/10/2013

Lo spirito di Assisi (1986)

Ventisette anni fa, il 27 ottobre 1986, Giovanni Paolo II convoca ad Assisi i rappresentanti di tutte le grandi religioni del mondo per una Giornata di preghiera per la pace.
La scelta della città non è casuale, Assisi è la città di San Francesco, che è stato profeta di umiltà e pace, e ha saputo aprire il cuore riconoscendosi fratello di tutta l’umanità.
Sono anni duri, segnati dalla Guerra Fredda. Il mondo sta precipitando in una spirale di violenze e pregiudizi. Giovanni Paolo si fa carico di un grande peso, e lo propone e lo condivide con le alte religioni: non è più il tempo delle contrapposizioni, è il suo messaggio, ma di mettersi uno accanto all’altro. È un’intuizione semplice, eppure rivoluzionaria:  la dimensione spirituale può arrivare la dove incontri bi-tri-quadri-penta-laterali, la burocrazia e i poteri “forti”, non possono. L’evento, dice il Santo Padre, “è in sé un invito fatto al mondo per prendere coscienza che esiste un'altra dimensione della pace e un altro modo di promuoverla, che non sono il risultato di trattative, di compromessi politici, economici".
Le religioni, in poche parole, sono la sola realtà che, parlando e cambiando il cuore degli esseri umani, può condurli sulla via della pace.
Nel 2006, in occasione del ventesimo anniversario, Benedetto XVI ha ricordato che “quando il senso religioso raggiunge una sua maturità, genera nel credente la percezione di fede in Dio, Dio-Creatore dell’universo e Dio-Padre di tutti, e incoraggia le relazioni di fratellanza universale tra gli uomini. Infatti, testimonianze dell’intimo legame esistente tra il rapporto con Dio e l’etica dell’amore si registrano in tutte le grandi tradizioni religiose”.
In occasione dell’assemblea del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, il suo successore, papa Francesco, dice: "Ogni cristiano è chiamato ad andare incontro agli altri, a dialogare con quelli che non la pensano come noi, con quelli che hanno un'altra fede o che non hanno fede. Incontrare tutti perché tutti abbiamo in comune d'essere creati a immagine e somiglianza di Dio. Possiamo andare incontro a tutti senza paura e senza rinunciare alla nostra appartenenza".