San Paolo Store

RICORRENZA DEL GIORNO

12/09/2013

L’impresa di Fiume (1919)

La Grande Guerra si è conclusa da meno di un anno. Sulla base del Patto di Londra del 26 aprile 1915, la città istriana di Fiume, di popolazione e lingua italiana, rimane sotto l’amministrazione alleata pur con la presenza di truppe presidiarie italiane. Nell'ottobre 1918 in città si costituisce un Consiglio Nazionale che spinge per ottenere l'annessione all'Italia e nell'aprile dell’anno successivo nasce una Legione Fiumana di volontari con lo scopo di difendersi dal contingente francese, filo jugoslavo, stanziato in città. Le manifestazioni della popolazione in favore dell’italianità costringono Parigi a prendere provvedimenti anche nei confronti di alcuni militari sovversivi, tra cui i Granatieri di Sardegna, allontanati dalla città. Il reparto lascia Fiume il 25 agosto 1919 per ritirarsi a Ronchi, dove alcuni di loro, chiamati “Sette Giurati di Ronchi”, promettono di tornare a Fiume e chiedono aiuto a Gabriele D’Annunzio per rivendicarne l’italianità. In un clima politico fatto di incertezze, prevale la passione politica del Vate, che  decide di intervenire promettendo il proprio arrivo a Ronchi per il 7 settembre. In ritardo di qualche giorno, a causa di un’improvvisa febbre, il comandante tenente colonnello D’Annunzio raggiunge la cittadina e da qui, a bordo di una Fiat 501 e seguito dai camion dei Granatieri, parte per Fiume. Non trovando molta resistenza, fermato solo da alcuni bersaglieri che si uniscono alla colonna, prosegue spedito sino a Cantrida. Qui viene bloccato da uno sbarramento: il generale Pittaluga tenta di farlo desistere dall'azione. Ma il poeta continua la sua marcia ed entra a Fiume intorno alle 12.30 del 12 settembre 1919. Viene accolto in città con gli onori militari da una folla festosa che vede l’impresa come un nobile gesto di difesa nei confronti di tutti quegli Italiani fiumani che non vogliono passare per nessun motivo sotto il governo croato. Poco tempo dopo, il governo italiano inizia a temere che dalle vicende istriane possa derivare un grave sconvolgimento politico, con un conseguente  stravolgimento del nuovo ordinamento statuale. Si cerca di trattare con D’Annunzio, ma non ottenendo risposte, il commissario straordinario Pietro Badoglio lancia un ultimatum che, ignorato, fa sì che la città venga posta sotto assedio militare. D’Annunzio fermo sulle sua posizioni dà vita alla "Reggenza Italiana del Carnaro". Rifiutata la proposta del Trattato di Rapallo, in cui sia l’Italia che la Jugoslavia si impegnavano a garantire e a rispettare l'indipendenza dello Stato libero di Fiume, la città, con il suo poeta,  si trova a combattere in quello che verrà ricordato come il Natale di Sangue, al termine del quale, vista la sconfitta, D'Annunzio firma la resa.