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RICORRENZA DEL GIORNO

14/08/2013

Lech Walesa e Solidarnosc (1980)

A Danzica, città polacca sulla costa meridionale del mar Baltico, la vigilia di ferragosto del millenovecentottanta, un volantino invita gli operai dei cantieri navali a un gesto di solidarietà nei confronti di Anna Walentynowicz, addetta al reparto saldature e operaia modello, licenziata senza preavviso a pochi mesi dalla pensione.
Quel volantino, in realtà, è espressione di un disagio più profondo e generalizzato, e si lega a molteplici rivendicazioni: i tre (allora sconosciuti) firmatari(Duda-Gwuazda, Gwiazda, Borusewicz ), e tutti coloro che si uniscono alla protesta, chiedono stipendi più alti, libertà di espressione e, soprattutto, l’esistenza di un sindacato autonomo e indipendente dal partito comunista (e, indirettamente, dal regime sovietico).
È solo l’inizio: gli scioperi si moltiplicano, la protesta deflagra: il 17 agosto Lech Walesa, un elettricista da baffi folti e i capelli scuri, si presenta davanti alla fabbrica con una grande croce di legno e la pianta proprio davanti all’ingresso. Nei giorni seguenti alcuni sacerdoti recitato la Messa per gli operai che, inginocchiati, pregano e ascoltano; e trovano forza nelle parole di Giovanni Paolo II, il “papa polacco”: “Sono con voi”, dice. “Non ci può essere una lotta più efficace di quella della solidarietà” (che in polacco si dice “solidarnosc”, parola al tempo proibita e nome del futuro sindacato guidato proprio da Walesa).
Il 31 agosto il regime cede e sottoscrive gli “accordi Di Danzica” (in cui riconosce, primo paese comunista a farlo, un sindacato libero e indipendente). La Polonia, l’Europa e il mondo non saranno più gli stessi.