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RICORRENZA DEL GIORNO

23/05/2013

LA strage di capaci (1992)

È una bomba, sono 500 chili di tritolo.
È un boato, una strada che esplode, un cratere che si spalanca nei pressi dello svincolo di Capaci, a pochi chilometri da Palermo. 
È una nuvola di fumo nero, è l’odore di bruciato.
È il mare, scuro, che corre lungo la strada.
Sono le lamiere delle macchine blindate.
Sono le sirene, sono le pale degli elicotteri.
Sono i sassi, le pietre, le macerie, la polvere. Sono i poliziotti, i carabinieri, i soccorritori, i giornalisti. Sono uomini, donne, giovani, vecchi. Sono i fratelli, gli amici, i parenti. Sono i politici. Tutti coloro che sono rimasi in vita. Sono i loro volti, i loro occhi stravolti, increduli, rabbiosi, impauriti: “Perché? Perché è successo?”
È la mafia.
È lo Stato.
Sono le 17.58 del 23 maggio 1992. E Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro sono morti, sono tutti morti.