In seguito alla caduta del regime nazionalsocialista e alla rovinosa sconfitta, la Germania (e la stessa Berlino)  viene divisa in quattro aree di influenza: inglese, francese, americana, sovietica.  L’intento è governare insieme, ma le tensioni legate alla Guerra Fredda rendono vani i buoni propositi e nel 1947 portano alla formazione della Repubblica Federale Tedesca (corrispondente alle zone francesi, inglesi e americane) e della Repubblica Democratica Tedesca, a est. La prima si rivolge a Occidente, apre all’economia di mercato e a una costituzione democratica, la seconda si lega indissolubilmente all’Unione Sovietica di Stalin e all’economia pianificata. La forbice si allarga nel corso degli anni, e l’aspirazione al benessere e alla libertà individuale (rappresentata dal mondo occidentale) spingono i cittadini dell’Est a continue fughe, o a tentativi di fughe frenati dal sangue. La distanza tra i due Stati, e tra i mondi che rappresentano, viene plastificata nel 1961 con la costruzione del Muro di Berlino: la riunificazione sembra impossibile.
La svolta si ha negli anni Novanta, con l’ascesa di Michail Gorbačëv e della Perestrojka, una politica riformista, che consta di graduali e, al tempo, radicali aperture. Il mondo sta cambiando. L’insofferenza nei confronti dei regimi dell’Est è sempre più forte. Manifestano gli operai, manifestano gli studenti. Il 18 ottobre 1989 il leader tedesco dell’est Erich Honecker è costretto a dimettersi. Il 9 novembre il governo tedesco-orientale decreta l'apertura delle frontiere. Centinaia e centinaia di persone oltrepassano i confini e prendono ad abbattere il Muro, in una sorta di gioiosa distruzione.
La storia, ormai, si è rimessa in moto.
Il 3 ottobre 1990 quattro province dell’ex Repubblica Democratica si costituiscono in altrettanti Land (stati federati) e aderiscono formalmente alla Repubblica Federale e alla sua costituzione democratica. Dopo decenni di assurde divisioni, la Germania torna unità e ritrova il suo posto nel cuore dell’Europa.