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RICORRENZA DEL GIORNO

12/07/2013

La Prima Pietra del Grattacielo Pirelli (1956)

Un tempo, l’architettura non era sfoggio, esercizio di stile, affermazione dell’”io”.
Un tempo, l’architettura era un discorso organico, vivo, che si muoveva in continuità (armonia) con le arti, con l’ambiente (naturale e urbano) che la circondava e con il gesto di chi la abitava; era apertura, attenzione, impegno civile. Era, diceva Carlo De Carli, Compasso d'Oro nel 1954, “una speranza del vivere”.
Il grattacielo Pirelli nasce proprio con queste intenzioni: Gio Ponti, uno dei più grandi interpreti della modernità, lo disegna pensando alla funzione, alla collocazione e al dialogo che è chiamato a intraprendere con lo spazio (storico, naturale, vitale, culturale) circostante: "L’Architettura", dice, "deve servire la società futura sul piano funzionale, tecnico, produttivo, economico: deve servire la felicità e le esigenze degli uomini sul piano della loro vita - aria, sole, salute, assistenza, lavoro: deve nutrire l’intelletto degli uomini sul piano dell’intelligenza e dello stile - unità, ordine, essenzialita; come arte deve nutrire l’anima degli uomini e i loro sogni sul piano dell’incanto - immaginazione, magicità, fantasia, poesia".