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RICORRENZA DEL GIORNO

15/05/2013

la nascita di mirafiori

Nel quartiere torinese di Mirafiori, viene inaugurato lo stabilimento industriale più grande del Paese. Non si tratta di una semplice fabbrica, ma di uno “spazio-manifesto”: la Fiat, l’Italia, abbandona le vecchie logiche costruttive e organizzative, e si apre a un ciclo produttivo orizzontale, caratterizzato da una forte specializzazione; lo spazio è razionalizzato, così come i compiti e le funzioni: ogni attività è integrata e funzionale alla massimizzazione della produzione.
Mirafiori è uno spazio grande, grandioso, attraversato da linee ferroviarie e strade sotterranee che collegano i vari capannoni. È una novità, anche per le condizioni che garantisce ai suoi lavoratori: una mensa per undicimila persone, ambulatori, spogliatoi, docce… C’è anche uno spazio (circa 270.000 metri) per il “dopo-lavoro”: “una piscina scoperta di 30 metri per 50 con annessa spiaggia di 800 metri quadrati”, un bocciodromo, campi da gioco e sale di svago. Gli operai, dice il presidente Giovanni Agnelli, sono la "nostra famiglia di lavoro", diventano, almeno a parole, parte attiva, e interessata, ai successi della fabbrica.

Il 15 maggio 1939, dunque, Mussolini, si presenta ai cancelli: attraverso il nuovo stabilimento (“la fabbrica perfetta del tempo fascista”) vuole celebrare il regime e conquistare il sostegno delle masse operaie, fondamentali per la sua sopravvivenza. La scenografia che lo attende, allestita dalla stessa Fiat, è grandiosa, e gli operai sono stati istruiti. Invece? Invece, viene accolto con freddezza e, per quanto possibile, ostilità: "Ci avevano detto che quando parlava”, racconta un testimone, “si doveva battere le mani, invece nessuno ha fatto niente di tutto questo." Gli operai sono stanchi, delusi,  arrabbiati; la prospettiva della guerra è sempre più vicina,  la politica autarchica sta rivelandosi fallimentare.  Mussolini si innervosisce e, quando una sua domanda rivolta alla folla riceve una debole risposta (“sui 50.000 lavoratori presenti”,  riporta un graduato della Milizia Fascista, “solo 400 di essi risposero si”), si decide ad abbandonare sbrigativamente il palco.
È l’inizio di una storia, quella di Mirafiori, che accompagna e si intreccia a quella dell’Italia (dalla Resistenza agli anni del Boom, dalle lotte sindacali ai giorni nostri), simbolo e spazio emblematico di un Paese, e di una realtà industriale, che non vuole darsi per vinta ed è costretta a ripensare se stessa (e il rapporto con i propri lavoratori) nel contesto di una realtà sempre più globale.