San Paolo Store

RICORRENZA DEL GIORNO

04/01/2014

"La corrida" di Corrado

Il 4 gennaio 1968 Corrado Mantoni (2 agosto 1924 - 8 giugno 1999) conduce la prima puntata radiofonica de "La corrida", trasmessa sulla seconda rete Rai (Radio2); il passaggio alla televisione avviene una ventina di anni più tardi, nell’estate del 1986. Ciò che qui interessa, però, non è la trasmissione in sé (dove partecipanti più o meno improvvisati si esibiscono in prove di ogni tipo, causando reazioni più o meno civili da parte del pubblico). Ciò che conta è il personaggio, e il tipo di conduzione (e non solo) portata avanti. La televisione di Corrado è una televisione pulita ed elegante, che si esprime in un italiano corretto e mai urlato, che racconta storie e talenti, e non è mai fine a se stessa (o al tornaconto di qualcuno). Corrado, come Mike Bongiorno, Pippo Baudo e Raffaella Carrà, sa scherzare senza mai essere volgare, sa prendere in giro senza mai offendere (forse perché è il primo a divertirsi e – dote più unica che rara – sa prendersi in giro).
Ciò che diciamo ora lo diceva qualche anno fa un grande giornalista, Enzo Biagi: "Sono contento del successo di Corrado, non solo perché mi è simpatico ed è bravo, ma perché è un esempio di carattere e di coerenza. È rimasto sé stesso: non si è adeguato. Ed è un inno alla normalità perché esprime sentimenti comuni e non soffre di protagonismo... Mi piace Corrado perché non ha subito le mode, le ondate, che hanno accompagnato la storia di quell'elettrodomestico, come lo chiamava Eduardo De Filippo, che è diventato un appuntamento con le notizie e con lo svago. Corrado non ha seguito gli urlatori, non ha dato retta agli inventori della rissa con telecamera incorporata, non ha fatto uso delle parolacce per attrarre l'attenzione: è il signore di buona famiglia, come avrebbe detto Novello coi suoi disegni, che conosce le buone maniere. Corrado non cerca delle vittime ma dei complici: non è mai crudele, scherza, non combina beffe. Ha rispetto degli altri, specie dei più indifesi: sa che sta facendo un gioco, un programma, e non sta mandando in onda il giudizio universale. Non è l'immagine della bonomia, ma della tolleranza: anche quando gli capita tra le mani lo scemo del villaggio non lo fa esibire in qualche straziante chicchirichì...".