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RICORRENZA DEL GIORNO

18/06/2013

La Battaglia di Waterloo (1815)

È il 18 giugno 1815, siamo in Belgio, nei pressi di Waterloo (precisamente a Mont-Saint-Jean).
Da una parte, c’è la Francia di Napoleone.
Dall’altra, la Settima  Coalizione (Regno Unito, Impero d'Austria, Impero Russo, Prussia, Paesi Bassi, Svezia, Regno di Sardegna, Spagna, Portogallo, Regno di Napoli e alcuni stati tedeschi).
La posta in palio è alta, altissima, e investe il destino dell’Europa intera.
Prima: 
Napoleone, reduce dalla rovinosa Campagna di Russia del 1812 (costata la vita a cinquecentomila uomini), fugge dall’esilio all’isola d’Elba.
Intanto, le grandi potenze europee (Austria, Inghilterra, Prussia e Russia), riunite al Congresso di Vienna,  si preparano a spartirsi ciò che rimane del Grande Impero.
Il 20 marzo Bonaparte è a Parigi. Con il sostegno dei suoi, riprende il potere.
Le forze della Coalizione sono consapevoli del pericolo. Un esercito di più  centocinquantamila unità si muove verso il confine franco-belga.
Napoleone decide di prendere in contropiede le forze nemiche e il 14 giugno dispone i suoi circa settantamila uomini lungo il confine. La sua idea è dividere e affrontare separatamente gli avversari, da una parte i prussiani guidati dal feldmaresciallo von Blücher, dall’altra gli inglesi, i tedeschi e gli olandesi con a capo il generale Wellesley, primo duca di Wellington
Fervono i preparativi, i primi scontri.
Il 18 giugno, la “giornata del destino” come dice Victor Hugo, comincia la grande battaglia.
L’opposizione francese è eroica ma vana: dopo otto ore di violenti scontri, i soldati della Guardia imperiale sacrificano la propria vita per premettere al loro comandante di ritirarsi; sul terreno rimangono oltre quarantamila soldati.
La grande avvenuta napoleonica è finita.