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RICORRENZA DEL GIORNO

30/06/2013

L'Indipendenza del Congo (1960)

L’Ottocento è il secolo del colonialismo, il secolo nero del continente africano. Gli esploratori si spingono in regioni sconosciute e incontaminate, e vengono a contatto con realtà “interessanti” tanto dal punto di vista antropologico quanto, soprattutto, da quello delle materie prime. La Francia, la Gran Bretagna e il Portogallo giocano un ruolo di primo piano. Re Leopoldo II di Belgio non vuole essere da meno: “Guardiamo dove ci sono terre non occupate”, dice, “popoli da civilizzare e guidare allo sviluppo, assicurandoci al tempo stesso nuove fonti di guadagno, impiego per le nostre classi medie, un po’ di azione per il nostro esercito e per tutto il Belgio l’opportunità di provare al mondo che anch’esso è un popolo imperiale, capace di governare e illuminare gli altri”.
In seguito alla Conferenza di Berlino (1884), e alla spartizione dell’area, presiede alla formazione dello Stato Libero del Congo, che il parlamento belga riconosce come “proprietà esclusiva” del sovrano. È un territorio immenso, grande quasi quanto l’Europa, che Leopoldo sfrutta puntando sulle risorse di valore immediato (l’avorio e, in particolare, il caucciù) e sulla manodopera indigena: è un massacro. In poco più di vent’anni muoiono (per fame, malattia o morte violenta) dieci milioni di persone, quasi la metà della popolazione. Le risorse vengono consumate, l’ambiente violentato, le tradizioni calpestate, gli indigeni umiliati, minacciati e terrorizzati; a chi non produce abbastanza viene tagliata la mano. E tutto è nascosto, celato e giustificato da un atteggiamento “paternalismo” e umanitario: “Li stiamo aiutando”, è la giustificazione, “portiamo scuole e ospedali, portiamo la civiltà”…
Infine, il 15 novembre 1908, quando le menzogne vengono a galla Leopoldo II è costretto a cedere la sovranità al Parlamento: lo Stato Libero del Congo diventa ufficialmente Congo belga. Le condizioni migliorano, ma è un cambiamento superficiale: non si vuole insegnare alla popolazione a camminare con le proprie gambe ma soltanto renderla più efficace e produttiva.
Passano quasi cinquanta anni prima che le istanze nazionalistiche prendano forma e comincino a circolare. Il Belgio prova ad opporsi, re Baldovino I, nel 1955, propone la formazione di una comunità belga-congolese: non serve. La voglia di libertà è forte e, ormai, radicata. In seguito alle elezioni (che vedono la vittoria di Patrik Lumumba e del Movimento Nazionale Congolese), il 30 giugno 1960 viene ufficialmente proclamata la Repubblica Indipendente del Congo, una nazione fondata sul dolore, la sofferenza e l’orgoglio della sua gente.