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RICORRENZA DEL GIORNO

05/04/2013

L'assedio di Sarajevo

Il 5 aprile 1992 la Bosnia Erzegovina dichiara la propria indipendenza dalla Jugoslavia. 

Le truppe paramilitari serbo-bosniache e l’Armata Popolare Jugoslava (JNA) si posizionano, e posizionano una grande quantità di materiale bellico, sulle colline che circondano la città. Il 2 maggio tutte le vie di accesso sono bloccate: Sarajevo, la “Gerusalemme d’Europa”, dove, da tempo immemore, convivono le tre grandi religioni del mondo, è sotto attacco. 

Per quattro anni, la popolazione è privata di cibo e acqua corrente, di energia elettrica e riscaldamento. L’artiglieria serbo-bosniaca attacca incessantemente, si calcola una media di 330 bombardamenti al giorno (con un massimo di 3.777 bombe sganciate il 22 luglio 1993).

L’assedio, il più lungo della storia moderna, termina il 29 febbraio 1996, in seguito a un forse tardivo intervento della Comunità internazionale e l’accordo di Dayton.  

I fatti, in breve, raccontano che, nel corso delle ostilità, è stata distrutta la quasi totalità degli edifici (35.000 sono quelli completamente distrutti) e, soprattutto, sono morte circa undicimila persone, di cui circa 1.600 bambini.