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RICORRENZA DEL GIORNO

16/05/2013

L'arresto di Liggio

Luciano Leggio (il cognome “Liggio” è frutto di un’errata trascrizione) nasce a Corleone, in provincia di Palermo, il 6 gennaio 1925. Assieme ad altri giovani contadini (tra cui Bernardo Provenzano e Salvatore Riina), diventa un affiliato della cosca di Michele Navarra (chiamato U patri nostru per l’influenza che esercita nella zona), dal quale, però, prende presto le distanze; le discussioni si fanno più frequenti, il vecchio capomafia si rende conto che Liggio rappresenta un problema per la sua autorità e decide di farlo fuori. Lucianuzzu, però, riesce a salvarsi e il 2 agosto 1958 si vendica, facendo assassinare il vecchio padrino. È la svolta: Liggio prende la guida dei corleonesi, fino a quel punto legati a una criminalità provinciale, “agricola”, e li guida all’assalto di Palermo, indifferente ai clan storici e al potere costituito. È un bagno di sangue.
Il 14 maggio 1964 è arrestato a Corleone, a casa di Leoluchina Sorisi, la fidanzata di Placido Rizzotto, il sindacalista che Liggio stesso ha ucciso quindici anni prima. Non serve: prima a Catanzaro ( 1968), poi a Bari (1969) viene assolto per mancanza di prove. Dopo avere ucciso il procuratore capo di Palermo, Pietro Scaglione, che indaga su di lui, si sposta nel nord Italia, dove si arricchisce, in particolare, grazie ai sequestri di persona. Non dura molto: il 16 maggio del ’74 la “primula rossa” di Corleone viene arrestato in un’anonima abitazione in via Ripamonti, a Milano.
Nonostante le richieste di essere spostato agli arresti domiciliari a causa delle sue condizioni fisiche, Liggio muore il 15 novembre nel carcere sardo di Badu’ e Carros, senza ombra di rimorso e pentimento.