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RICORRENZA DEL GIORNO

24/03/2013

L'arcivescovo romero

Oscar Romero nasce a Ciudad Barrios, El Salvador, il 15 agosto 1917. Di umili origini, manifesta sin da giovane la volontà di diventare sacerdote. Frequenta il seminario di San Miguel e, poi, si trasferisce a Roma per studiare presso la Pontificia Università Gregoriana. Ordinato sacerdote il 4 aprile 1942, torna in patria dedicandosi con passione all’attività pastorale. Dopo essere stato segretario della Conferenza Episcopale salvadoregna e dell’America Centrale, il 23 febbraio 1977 viene nominato vescovo della arcidiocesi di San Salvador. La nomina di Romero è una sorpresa accolta in modo favorevole dal governo e dai gruppi di potere: nella nazione regna il caos e i movimenti di rivolta, guidati dai contadini, sono repressi con durezza da polizia, esercito e gruppi para-militari; Romero è un uomo di studi, lontano dall’agone politico, dall’impegno verso il quale sembra orientata la diocesi.  
Passano poche settimane. Il 12 marzo  viene ucciso Rutilio Grande, gesuita, amico del Vescovo, vicino ai contadini. Romero è colpito, passa la notte accanto al corpo senza vita. Reagisce. Pretende che il presidente Molina investighi sull’accaduto, di fronte all’atteggiamento passivo delle istituzione e alla censura esercita sulla stampa, ordina la chiusura di scuole e collegi. È il momento decisivo, il suo atteggiamento muta per sempre. Nei suoi discorsi, nelle sue omelie, denuncia la corruzione e la violenza, parla di diritti, di solidarietà; apre la porta agli “ultimi”. Il “popolo” lo segue, lo ama, lo ascolta; gli oppositori lo dipingono come un “sovversivo” e un “socialista rivoluzionario”. Romero , in realtà, è un uomo mite, che rifugge l’odio e la violenza, che cerca la mediazione. Ma, ormai, è un problema.


Tra il 1977 e 1980, in Salvador, si alternano i regimi, ma la violenza nei confronti dei più deboli rimane uguale: il governo si muove in accordo con gruppi paramilitari e squadroni della morte, si calcola che solo nel 1980 sono uccisi circa novecento civili. Romero non si arrende, tiene un passo fermo ma deciso. Il 24 marzo 1980, mentre celebra l’Eucarestia nella piccola cappella della Divina Provvidenza di San Salvador, viene assassinato da un sicario. Le sue ultime parole sono per il popolo e la giustizia: “In questo Calice il vino diventa sangue che è stato il prezzo della salvezza. Possa questo sacrificio di Cristo darci il coraggio di offrire il nostro corpo e il nostro sangue per la giustizia e la pace del nostro popolo. Questo momento di preghiera ci trovi saldamente uniti nella fede e nella speranza”.