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RICORRENZA DEL GIORNO

02/07/2013

Jean-Jacques Rousseau

Jean-Jacques Rousseau (28 giugno 1712 - 2 luglio 1778) è ipocondriaco, paranoico, egoista, intransigente, radicale, salottiero, fragile, irrequieto, solitario; David Hume, che lo ospita qualche mese in Gran Bretagna, è costretto a cacciarlo, come farà la maggior parte degli intellettuali dell’epoca, compresa l’elite che presiede alla compilazione dell’Enciclopedia: lo accoglie, lo conosce, lo esclude; o è lui stesso a escludersi.
Rousseau è un pensatore inquieto, difficilmente “catalogabile”: esprime istanze illuministiche senza essere un illuminista in senso stretto (specie per quanto riguarda l’assoluta fiducia nella ragione umana), anticipa alcune tematiche del romanticismo e il suo pensiero è di volta in volta recuperato e fatto proprio (e distorto) da nazionalisti e socialisti.
È difficile definirlo; limitiamoci ad accompagnarlo:
Il Discorso sull'origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini è una critica alla società: la falsità, l’egoismo, la superbia non sono connaturati all’uomo, non gli appartengono d’essenza, ma sono indotti dal vivere comune, e dalle disuguaglianze che ne derivano. Rousseau parla di uno “stato di natura”, un mondo originario nel quale gli uomini vivono "liberi, sani, buoni e felici". La società, in poche parole, corrompe la naturale bontà degli esseri umani.
Il Contratto Sociale, l’opera più “ideologica” (anche se sarebbe meglio dire “ideologizzata”) del filosofo francese, recupera il pensiero di Platone e prospetta una società “ideale”, nella quale la convivenza non comporta la negazione dell’individualità, ma la sua affermazione:  il singolo vive e agisce in sintonia con il tutto, e nel tutto risolve la sua unicità (si sottomette alla “volontà generale”, che è sua stessa espressione).
L’Emilio è una sorta di pedagogia “in negativo”, che non dice cosa bisogna fare, che non insegna in modo esplicito, ma accompagna e sostiene lo sviluppo e l’affermazione spontanea dell’individuo: il bambino deve imparare dalla propria esperienza e deve rifuggire dai condizionamenti  e dai non-valori imposti dalla società.
Rousseau è un pensatore complesso (un moralista, forse, più che un filosofo) che segna la storia del pensiero e apre a una prospettiva originale, che non si piega in alcun caso ai valori dominanti (nel caso specifico, alla fiducia cieca nel potere della ragione da parte degli illuministi).