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RICORRENZA DEL GIORNO

29/01/2014

Il crollo della cultura

Il 29 gennaio 1996, un incendio doloso distrugge il teatro La Fenice di Venezia, uno dei più belli, attivi e acusticamente perfetti d’Italia ed Europa.
Il 6 novembre 2010, a Pompei, una delle testimonianze archeologiche più chiare e suggestive al mondo, patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO, crolla la Schola Armaturarum, la scuola dei gladiatori. Il presidente Napolitano definisce l'accaduto “ una vergogna  per l’Italia”. Ne seguiranno altre.
Il Colosseo, “nobile recinto dove si manifesta tutta la storia” secondo le parole di Madame de Staël, perde pezzi. A Venezia, le ombre delle navi da crociera si allungano minacciose su piazza san Marco, quasi a sfidare con la loro maestosità (che è solo quantitativa) la maestosità della piazza (che è qualitativa, ed è intessuta di arte, storia, ragione e sentimento): chissà cosa succederebbe se si ribaltassero, come è successo di fronte all’isola del Giglio (paradiso in terra per sempre compromesso).
Ora. Al di là del motivazioni (criminalità organizzata, meteo, traffico, turismo di massa, scarsa manutenzione) un dato emerge chiaro: l’Italia (i politici ma, siamo sinceri, gran parte della popolazione) sta dimenticandosi della cultura, di un passato che è condizione di possibilità del presente e del futuro. Che è tutt'uno con il suo territorio. Che è la sua identità. Che è le gambe sulle quali cammina.  
Spesso si dice che “con la cultura non si mangia”. Vale la pena di ricordare cosa dice Aristotele al proposito: interrogato su quale sia la differenza tra uomini colti e uomini incolti risponde: “La stessa che sussiste tra vivi e morti”.