RICORRENZA DEL GIORNO
26/06/2013
"Ich bin ein Berliner" (1963)
La parola.
Nasce tutto così, da una parola che nomina e definisce una cosa. La parola, poi, si associa a un’altra parola e la concatenazione di più parole forma una frase. E una frase definisce qualcosa di più che una semplice realtà materiale: definisce un mondo, un sistema di pensieri, valori ed emozioni.
La parola è importante, anche se appare sempre più vuota: il vocabolario si è ridotto e appiattito; parole me-ra-vi-glio-se, con un’etimologia e una sonorità uniche al mondo, sono state sostituite da inglesismi e pseudo-tecnicismi spesso inutili e superficiali (know-how, break, fashion, fitness, location…).
È così: il linguaggio si è impoverito, così come la nostra presa sul mondo: senza linguaggio non possiamo comprendere la realtà, né possiamo spiegarla; dimenticando che, a volte, basta una parola o una frase per cambiarla.
Rudolph Wilde Platz, 26 giugno 1963.
Il presidente degli Stati Uniti, John F. Kennedy, parla agli abitanti di Berlino Ovest, preoccupati dalla presenza e dall'influenza sovietica al di là del Muro costruito appena due anni prima.
Le sue parole ("Ich bin ein berliner" ovvero "Io sono un berlinese") segnano il mondo e rimangono nella storia. E, in qualche modo, la segnano.
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