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RICORRENZA DEL GIORNO

22/08/2013

Henri Cartier-Bresson (22/08/1908 - 02/08/2004)

"Le fotografie possono raggiungere l'eternità attraverso il momento"
Henri Cartier -Bresson, considerato uno dei più grandi fotografi di sempre, nasce in una famiglia sensibile all'ambiente artistico parigino, frequenta i surrealisti e si avvicina alla pittura.
Nel 1931, a soli 23 anni, ritornato in Francia dopo un anno in Costa d'Avorio, Henri Cartier-Bresson scopre la gioia di fotografare. E' una fotografia di Martin Munkacsi - racconta Henri - a "dar fuoco alle polveri, a farmi venir voglia di guardare la realtà attraverso l'obiettivo". Così compra una Leica e parte per un viaggio che lo porta nel sud della Francia, in Spagna, in Italia e in Messico. Lavora anche in Francia e negli USA per il cinema.
Diventa fotografo da reportage, fotografo di guerra (celebri i suoi scatti della liberazione a Parigi, dopo la sua evasione da un campo di prigionia tedesco), fotografo del "momento decisivo",
Nel 1947 insieme ai suoi amici Robert Capa, David Seymour, George Rodger e William Vandivert (un manipolo di "avventurieri mossi da un'etica", come amava definirli), fonda la Magnum Photos, cooperativa di fotografi destinata a diventare la più importante agenzia fotografica del mondo.

"In fotografia la più piccola cosa può essere un grande soggetto. Il piccolo dettaglio umano può diventare un leitmotiv"
Henri Cartier-Bresson ha avuto un ruolo fondamentale nella teorizzazione dell'atto del fotografare. Ha inventato il fotogiornalismo, elevando il cosiddetto "snap-shooting" (un modo di fare fotografie incentrato sulla spontaneità piuttosto che sulla tecnica) a livello di arte affermata e riconosciuta.
Bresson pubblicò nel 1952 il libro "Images à la sauvette" (126 foto), intitolato nella versione inglese "The Decisive Moment". Il titolo del libro riassume lo stile fotografico di Bresson: "Il riconoscimento simultaneo, in una frazione di secondo, del significato di un evento così come della precisa organizzazione delle forme che danno a quell'evento la sua propria espressione"