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RICORRENZA DEL GIORNO

10/04/2013

Helenio Herrera

Il calcio non è sempre stato quello di oggi. Un tempo era un sport. Una gara. Un modo di divertirsi. Di crescere. Un tempo non si parlava di doping e non c’era spazio per le scommesse. Un tempo si andava allo stadio per tifare la propria squadra, non per tifare contro. E ci si andava con la propria famiglia. Senza problemi, senza paure. Non c’erano gli ultras, i tifosi organizzati. E, se c’erano, pensavano alle coreografie e ai cori, non a minacciare gli avversari o scontrarsi con le forze dell’ordine; a sfogare la proprie frustrazioni. Il calcio era un modo per stare insieme. E, per chi lo praticava, l’occasione di imparare e incarnare qualcosa di sano, positivo. Un tempo, per farla breve, nel mondo del pallone, e dello sport in generale, c’era ancora spazio per una parola che, oggi, pare messa al bando: etica. 

Helenio Herrera detto il Mago (10 aprile 1910 - 9 novembre 1997) è stato un rappresentante di quel modo di intenderlo. Voleva vincere, e vinse eccome, ma voleva farlo in modo pulito, onesto. Senza isterismi. Pensando a lui ci vengono in mente figure come Nereo Rocco, Gaetano Scirea, Agostino Di Bartolomei… E chissà quanti ne abbiamo dimenticati. Ma quel calcio, no, non lo abbiamo scordato. E, in qualche modo, continuiamo a rimpiangerlo.