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RICORRENZA DEL GIORNO

14/10/2013

Hannah Arendt

Hannah Arendt, nata a Linden, in Germania,  il 14 ottobre 1906, è stata una dei più grandi filosofi del Novecento. Con tutta probabilità non poteva essere diversamente: la Arendt fu allieva di Martin Heidegger, il filosofo di “Essere e Tempo”, con il quale peraltro, ebbe una relazione sentimentale, e di Karl Jaspers. Come dire, non le mancavano le basi.
Con l’avvento del nazismo, lei, ebrea, fu costretta a lasciare la Germania e si trasferì a Parigi. Ma non durò: l’occupazione tedesca e le deportazioni nei campi di concentramento, la costrinse a emigrare. Giunse a New York nel 1941 e vi rimase fino alla morte, il 4 dicembre 1975, collaborando con le università più prestigiose del Paese.
La Arendt è ammirata per i suoi studi sul totalitarismo e la natura del potere. Uno dei contributi più rilevanti è contenuto ed espresso nel titolo di una sua opera, La banalità del male, che possiamo sommariamente riassumere in poche parole: chi commette il male non è per forza di cose un mostro, un perverso o un sadico. Al contrario, il più delle volte è l'uomo qualunque, senza idee, in due parole “terribilmente banale”.