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RICORRENZA DEL GIORNO

08/05/2013

Gilles Villeneuve

Gilles Villeneuve era un idolo. E lo è tuttora, a trentuno anni dalla sua scomparsa. Era qualcosa di più che un pilota. O, forse, ne era l’essenza. Al suo arrivo in Ferrari, al posto di Lauda, è accolto con scetticismo: troppo matto, dicono, troppo spericolato. E, ancora: poco concreto, poco affidabile. Il primo periodo, in effetti, sembra dare ragione ai suoi detrattori. Tuttavia due anni più tardi, nel 1979, scorta il suo compagno di scuderia, Jodi Schekter, alla vittoria mondiale, piazzandosi al secondo posto.
Il suo modo di guidare, però, non è mutato: cerca sempre lo spettacolo, viaggia sempre al limite.    
L’8 maggio 1982 ci sono le qualifiche per il Gran Premio del Belgio. La macchina di Villeneuve viaggia a più di 250 km/h. D’un tratto, urta quella di Joachen Mass. La Ferrari si impenna, decolla, compie un volo di venticinque metri. Atterra, rimbalza, ruota, rimbalza un'altra volta. Gilles viene sbalzato fuori, è un salto di quasi cinquanta metri. Finisce contro un palo che sostiene la rete di protezione. La corsa si interrompe, è subito chiaro: il giorno seguente Gilles Villeneuve muore ad appena trentadue anni. Il suo mito, però, continua a sfrecciare.