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RICORRENZA DEL GIORNO

26/11/2012

Don Luigi Sturzo

Ci sarebbe tanto, tantissimo da dire.
In questi mesi in cui la politica è squassata da uno scandalo dopo l’altro e la società è attraversata da una crisi valoriale profonda, che nasconde e dimentica i principi fondamentali e si concentra sul superfluo, la figura di don Luigi Sturzo si staglia in tutta la sua grandezza. Nel giorno della nascita ne ripercorriamo l'esistenza e, a posteriori, ne ammiriamo la grandezza. Sull'attualità dell'insegnamento saranno altri, e i fatti, a giudicare. 

Luigi Sturzo nasce a Caltagirone, in provincia di Catania, il 26 novembre 1871, da una famiglia appartenente all'aristocrazia siciliana. Gracile di costituzione, frequenta il seminario di Acireale per tre anni, quello di Noto per due e nel 1888 si diploma, migliore tra i compagni, a Caltagirone. 

Il 19 maggio 1894 è ordinato sacerdote e, due anni più tardi, si laurea in Teologia presso l’Università Gregoriana di Roma. Qui incontra e frequenta i giovani cattolici che, ispirati dall'enciclica Rerum Rovarum, sono animati da un nuovo interesse nei confronti della “cosa pubblica”. Sono anni di grandi cambiamenti e dalla sua "postazione privilegiata", Sturzo ha modo di conoscere la condizione delle classi più povere, lui che, per censo e origini famigliare, potrebbe starsene lontano.

Luigi Sturzo è appassionato, ha sempre più chiara la volontà di “portare Dio nella politica”. Così, dopo avere fondato l'Associazione dei Giovani Ecclesiastici, nel 1897 istituisce a Caltagirone una cassa rurale dedicata a San Giacomo e una mutua cooperativa, e fonda il giornale "La croce di Costantino". 

Con Sturzo i cattolici riprendono il centro della scena. Al di là del non expedit promosso da Pio IX nel 1868, avvertono la necessità di agire nella società e di parlare con una sola voce, più forte e chiara. Di fronte ai cambiamenti che caratterizzano l’Italia del primo Novecento, le risposte non possono giungere né da un capitalismo sfrenato né da un socialismo rivoluzionario. Nasce così, nel ’19, il Partito Popolare Italiano, che esprime la sua filosofia nell'"Appello ai Liberi e Forti": A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini supremi della patria, senza pregiuidizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnino nella loro interezza gli ideali di giustizia e di libertà […] Ci presentiamo nella vita politica con la nostra bandiera morale e sociale, ispirandoci ai saldi principii del cristianesimo che consacrò la grande missione civilizzatrice dell'Italia; missione che anche oggi, nel nuovo assetto dei popoli, deve rifulgere di fronte ai tentativi di nuovi imperialismi, di fronte a sconvolgimenti anarchici di grandi imperi caduti, di fronte a democrazie socialiste che tentano la materializzazione di ogni idealità, di fronte a vecchi liberalismi settari che nella forza dell'organismo statale centralizzato resistono alle nuove correnti affrancatrici. A tutti gli uomini moralmente liberi e socialmente evoluti, a quanti nell'amore della Patria sanno congiungere il giusto senso dei diritti e degli interessi nazionali con un sano internazionalismo, a quanti apprezzano e rispettano le virtù morali del nostro popolo, a nome del Partito popolare italiano facciamo appello e domandiamo l'adesione al nostro programma. 

Oppositore di Mussolini, Sturzo è oggetto di pressioni e attacchi, e nel 1924 si decide per lungo esilio, prima a Londra, poi negli Stati Uniti. Torna in Italia nel 1946 e, pur non aderendo formalmente alla Democrazia Cristiana, continua ad appassionarsi alla vita politica, e rimane un riferimento indiscutibile.
Nominato senatore a vita dal presidente Luigi Einaudi, si spegne a Roma l'8 agosto 1959.