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RICORRENZA DEL GIORNO

01/02/2014

Buster Keaton

Chissà cosa ha provato? Non lo ha mai detto, non lo ha mai raccontato.
D’altra parte, non era abituato a parlare. I suoi pensieri e le sue emozioni passavano solo attraverso gli occhi, le espressioni facciali e corporee, nelle quali eccelleva.
Chissà, però, cosa ha provato quando il sonoro ha sostituito l’orchestra e le parole hanno riempito i silenzi.
Non deve essere stato facile.
Un film, The Artist, premiato con cinque Oscar, racconta questo passaggio (che ai giorni nostri diamo per scontato ma allora è stato epocale) e lo straniamento, la frustrazione, la paura, la rabbia di chi apparteneva a un mondo che, giorno dopo giorno, e in modo inesorabile, era destinato a scomparire.
Buster Keaton, stella del cinema muto, ci ha provato.  Ha recitato in qualche film sonoro. Ma era come un cane che insegue la macchina che lo ha abbandonato sul ciglio della strada e non la raggiunge mai. La sua carriera era finita.
Keaton è scivolato nell’alcol. Nell’emarginazione. Solo pochi anni prima di morire (1 febbraio 1966), il suo talento è stato riconosciuto con un Oscar alla carriera. E la sua esistenza ha trovato, finalmente e di nuovo, un senso.