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RICORRENZA DEL GIORNO

23/04/2013

Boris Eltsin

Boris Eltsin (1 febbraio 1931 – 23 aprile 2007) nasce a Butcka, a est degli Urali, nell’allora Unione Sovietica. Dopo gli studi in ingegneria delle costruzioni, si dedica alla sua passione, la politica. Fa carriera nel Partito Comunista fino a diventare, nel 1985, segretario della sezione di Mosca. Da questa posizione, e in qualità del membro del Politburo, l’ufficio politico del Partito, ne attacca a viso aperto  i vertici, diventando uno dei principali oppositori di Gorbaciov, il segretario e l’ideatore della Perestrojka. In seguito alla caduta del Muro di Berlino, con tutto quello che significa, e alla frammentazione dell’Unione Sovietica, nel 1991 diventa presidente della Repubblica Russa. Il Paese, però, è allo sbando, agitato da forze contrapposte. I comunisti  tentano un golpe. Eltsin si pone alla testa della reazione, mentre Gorbaciov, isolato in una dacia con la moglie Raissa, viene umiliato e messo al margine della scena politica: il 25 dicembre 1991 si dimette. Il giorno seguente l’Unione Sovietica cessa di esistere. Eltsin guida la nuova fase riformista, spingendo con decisione verso l’economia di mercato. Il Paese, che pure lo sostiene, insegue a fatica, arranca. Alcuni, i futuri oligarchi, si arricchiscono a dismisura. Altri precipitano in una povertà fino allora sconosciuta. Alcuni parlamentari tentano un nuovo colpo di Stato, che il presidente soffoca nel sangue.
Nonostante il caos (politico, economico e morale) e le condizioni di salute precarie (segnate, in particolare, dall’abuso di alcol), rimane al potere fino al dicembre del 1999, quando lascia il posto a un allora semi-sconosciuto Vladimir Putin. Ma questa è un’altra storia. E non è ancora finita…